Cosmo SkyMed, dalla protezione della Terra alla cyber-security: i 10 anni di primati mondiali dei satelliti italiani

Cosmo SkyMed, dalla protezione della Terra alla cyber-security: i 10 anni di primati mondiali dei satelliti italiani
di Paolo Ricci Bitti
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Giovedì 7 Dicembre 2017, 01:29 - Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 20:07

Non sono poi tante le carte che l’Italia può calare sul piatto quando attorno al tavolo ci sono le potenze mondiali, ma la rete di satelliti Cosmo SkyMed è senza dubbio una di queste, vincente contro ogni banco. Oltre a ogni centimetri della Terra, con questa costellazioni in orbita a 650 chilometri di altezza l’Italia può guardare allora negli occhi Usa, Russia, Cina, Giappone e India; può scegliere le migliori strategie economiche e ambientali per il proprio territorio; può orientare le decisioni nelle emergenze in tutto il mondo e può inoltre ispirare – come avviene per tutte le imprese spaziali - la politica e l’imprenditoria nazionale con una storia che dimostra come poche altre l’efficacia di mettere a sistema tutte le idee e le risorse, soprattutto se queste risorse sono pubbliche.

Volava insomma alta la soddisfazione durante la celebrazione ospitata ieri dal Maxxi a Roma per i 10 anni di questa rete di quattro satelliti "Made in Italy". Giovanna Melandri, presidente della Fondazione Maxxi, che ha già tagliato la settimana scorsa il nastro della mostra Gravity, ha accolto il ministro del Miur, Valeria Fedeli, il generale di squadra aerea e segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli Armamenti, Carlo Magrassi, anche in rappresentanza del ministro della Difesa, Roberta Pinotti;
l'ad di Leonardo, Alessandro Profumo, e il presidente dell'Agenzia spaziale italiana, Roberto Battiston, appena insignito del premio Space Economy Asas (Associazione per i servizi, le applicazioni e le tecnologie Ict per lo spazio) "per il significativo lavoro svolto a favore del processo con il quale il nostro Paese si sta dotando di una innovativa governance per il settore Spazio". 

Cosmo SkyMed - è stato detto - è l’unica costellazione di osservazione della terra a uso civile (80%) e militare (20%) oggi esistente a livello globale e permetterà all’Italia di essere all’avanguardia anche nel settore della cyber-sicurezza,  sempre più determinante negli scenari interni e internazionali. 



E' un'iniziativa finanziata dall’Asi insieme al ministero della Difesa e al ministero dell'Istruzione, universita e ricerca per un importo complessivo di un miliardo di euro. Investimenti che hanno datto subito frutti con tassi di crescita costanti: in 10 anni la società e-Geos ha avuto la possibilità di offrire sul mercato un milione di riprese radar. Nell'ultimo anno le richieste, da tutto il mondo, sono cresciute di un siderale 25%.

E hanno superato quota 900 gli addetti del gruppo Leonardo che si sono occupati del progetto: 900 "cervelli" che non hanno avuto bisogno di fuggire all'estero per sfruttare le loro alte competenze.

Il presidente dell’Asi, Battiston, ha sottolineato che Cosmo SkyMed «è un asset fondamentale non solo del sistema spaziale italiano, ma del nostro Paese sotto diversi aspetti: è infatti un programma che mantiene l’Italia sulla frontiera tecnologica e ci consente di giocare un ruolo di primaria importanza a livello internazionale sui temi della sicurezza e della gestione delle emergenze». «Da anni - ha aggiunto Battiston - la costellazione viene utilizzata massicciamente per un’analisi approfondita dei climatizzatori più importanti della Terra, come le regioni polari, aree che hanno un impatto estremamente importante sul clima, il meteo, e sul funzionamento dell’intero ecosistema terrestre. Per questo da oggi Cosmo SkyMed inizierà a twittare su temi dell’ambiente e del climate change e a dare al pubblico un aggiornamento costante su temi così importanti».



Finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana, dal ministero della Difesa e dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il sistema Cosmo SkyMed nasce dalle competenze dell’industria spaziale italiana, con Leonardo e le sue joint venture Thales Alenia Space e Telespazio, sostenute da numerose piccole e medie imprese. In particolare, Thales Alenia Space (Thales 67%, Leonardo 33%) è la società capocommessa, responsabile dell’intero sistema, mentre Telespazio (Leonardo 67%, Thales 33%) ha realizzato il segmento di terra e ospita al Fucino il centro di comando e controllo della costellazione.

Con i loro occhi radar capaci di vedere al buio e attraverso le nuvole, i satelliti Cosmo SkyMed hanno seguito fra l'altro 180 situazioni di crisi nel mondo, come il terremoto di Amatrice del 2016, l'uragano Harvey del 2017, il disastro ecologico provocato nel 2010 dall'incidente della piattaforma Deepwater Horizon, e hanno controllato lo stato di salute dei ghiacciai antartici e dei siti dell'Unesco.

Sono dati che «dimostrano che il sistema Paese funziona», ha rilevato il ministro  Fedeli che ha anche annunciato l'istituzione nella data del 15 aprile (giorno della nascita, nel 1452, di Leonardo da Vinci) della giornata ai ricercatori dei ricercatori e delle ricercatrici italiani nel mondo. Un riconoscimento che ai ricercatori farà senz'altro piacere soprattutto se accompagnati da stanziamenti di fondi paragonabili a quelli di altre nazioni evolute o che vogliono diventarlo.

Per il segretario generale della Difesa, generale Carlo Magrassi, il programma Cosmo SkyMed è «un pilastro indispensabile» e che va portato avanti, ma che richiede una grande collaborazione sia da parte delle istituzioni sia da parte dell'industria.



È in questa prospettiva che guarda al futuro anche l'amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, per il quale la costellazione Cosmo SkyMed «è un'eccellenza mondiale che va mantenuta». Alla sua realizzazione l'industria italiana ha collaborato con Leonardo, le sue joint venture Thales Alenia Space (Thales 67%, Leonardo 33%) e Telespazio (Leonardo 67%, Thales 33%) e numerose piccole e medie imprese. I dati sono commercializzati dalla società e-Geos (Telespazio 80%, Asi 20%). Si pensa quindi a unire le forze in vista della seconda generazione del programma, nella quale si «dovrà migliorare la capacità di visione dei satelliti».

Il lancio dei primi due satelliti destinati a sostituire i quattro attualmente in orbita è previsto rispettivamente nel dicembre 2018 e nel 2019, con un costo di 400 milioni di euro





 

 



 

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