Ostia, effetto neve sulla spiaggia

di Stefano Fazi *
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Mercoledì 13 Dicembre 2017, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 00:57
* Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) - 

Quello che è accaduto sulle spiagge di Ostia è un fenomeno singolare, ma semplice da spiegare. Si chiama “Sea Foam” (schiume marine) e si verifica in periodi dell’anno, come questo, che segnano la fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno, con le temperature che tendono ad abbassarsi.

Le schiume marine non sono altro che un insieme di bollicine d’aria. La maggior parte delle schiume che si generano in mare durante e dopo le mareggiate sono dovute all’energia stessa delle onde, che spingono il gas nell’acqua marina favorendo la formazione di schiume di colore bianco. Durante le mareggiate le onde, quindi, favoriscono la dispersione di gas in acqua con la formazione di schiume. La sua formazione può essere comunque favorita dalla presenza di qualcosa che riduce l’attrazione fra le molecole e favorisce così la formazione delle bolle, i tensioattivi. I tensioattivi possono essere sia di origine naturale che antropica (per esempio dovute alla presenza di detersivi in mare).

Le sostanze che possono agire come tensioattivi di origine naturale sono prodotti organici (per esempio proteine) che si concentrano nelle acque costiere soprattutto in questa stagione. Tale sostanza organica disciolta (definita “Doc”) viene infatti rilasciata a causa delle moria e decomposizione di microalghe planctoniche prodotte durante le fioriture nel periodo di fine estate, quando le acque sono calde e ricche di nutrienti.

In generale le schiume marine bianche non rappresentano una minaccia per la salute umana, a meno della presenza di una fioritura di fitoplancton tossico. Ovviamente se nelle acque sono presenti microrganismi patogeni o inquinanti, questi possono ritrovarsi anche nelle schiume (ma non ne sono la causa). È quindi bene però evitare di bagnarsi direttamente nelle schiume, a causa della potenziale capacità delle stesse di aggregare e concentrare materiale o sostanze indesiderate.

Fatti i dovuti accertamenti, per escludere la presenza di agenti tossici, questo episodio, comunque, mette in evidenza l’importanza di studiare la dinamica naturale di queste forme di carbonio organico in ambienti costieri. I mari infatti rappresentano una immensa riserva di carbonio organico. Negli ambienti costieri il Doc più degradabile prodotto dalle microalghe, incontra Doc di origine terrestre. Il Doc più refrattario costituisce una immensa riserva di carbonio nei mari profondi con il risultato finale di sequestrare anidride carbonica dall’atmosfera. Comprendere a pieno questi meccanismi permette di capire il delicato equilibrio tra CO2 in atmosfera e carbonio disciolto in acqua.

 
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