Natale a Trastevere e gli urli ai carcerati di Regina Coeli

Natale a Trastevere e gli urli ai carcerati di Regina Coeli
di Pietro Piovani
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Giovedì 28 Dicembre 2017, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 07:01
buon natale a tutti i carcerati
@GiovanniC43



«Francé buon Nataleeeee» . «Te voglio beneeeee». «Me manchiiiiii» . «Ho portato pure er pupooooo» . Le grida risuonano per via di San Francesco di Sales, squarciando il silenzio dei vicoli nella notte di Natale. Sono i messaggi che i parenti dei detenuti urlano verso le finestre di Regina Coeli.

Stiamo parlando della notte di Natale dell'anno 2017, non di un secolo fa. In questa specie di macchina del tempo che chiamiamo Roma succede ancora oggi che le famiglie dei carcerati si affaccino dal Gianicolo, dal balcone sotto al faro, e sfruttando la cassa di risonanza naturale offerta dal colle facciano arrivare a chi è rinchiuso in cella messaggi d'amore o informazioni utili. Proprio come succedeva nell'Ottocento, e prima ancora come accadeva sotto le finestre di San Michele a Ripa, l'edificio che ospitava il carcere nell'epoca pontificia, da cui il celebre “Canto dei carcerati” («Amore amore manname un saluto, sto dentro a San Michele carcerato»). Più di recente la scena è stata riprodotta in un film di Tomas Milian (“Manolesta” anno 1981).

Rispetto ad allora un'innovazione in verità c'è stata: qualcuno ora usa un piccolo megafono, di quelli che si comprano dai cinesi. Così i messaggi possono arrivare più forti e nitidi al di là delle sbarre, dove saranno ascoltati con l'emozione che possiamo immaginare, certamente più graditi dei messaggi d'auguri in serie recapitati in questi giorni da WhatsApp sui nostri cellulari.

pietro.piovani@ilmessaggero.it
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