Caso Raggi, nervi tesi nel M5S per la rinuncia alla parte civile

Caso Raggi, nervi tesi nel M5S per la rinuncia alla parte civile
di Simone Canettieri
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Sabato 6 Gennaio 2018, 09:58 - Ultimo aggiornamento: 7 Gennaio, 10:35


«Lunedì faremo una chiacchiera anche su questo». E cioè sulla decisione di Virginia Raggi di non far costituire parte civile il Comune nel processo che la vede imputata per falso (prima udienza il 21 giugno, a due anni quasi esatti dalla proclamazione, che cadde il 22 giugno 2016). A voler fare una «chiacchiera» sono i consiglieri di maggioranza che, al di là delle smentite di rito del capogruppo Paolo Ferrara, lunedì si vedranno in Comune per la consueta riunione. Fuori sacco ci saranno le questioni giudiziarie che stanno agitando in questo momento il Campidoglio. In ordine: la scelta di Raggi di procedere con il rito immediato e la volontà, anticipata da Il Messaggero, di non far partecipare il Comune al processo, ma semmai solo dopo la condanna con una causa civile «qualora ci fosse un danno per l'ente».

IL PRECEDENTE
I consiglieri pentastellati preferiscono non commentare le vicende raggiane nelle chat interne: il rischio di essere additati come complottisti o traditori in questo momento è altissimo. E nessuno è deputato a parlare del caso. A partire dalla diretta interessata, che ieri nella conferenza stampa sui centri anziani, ha schivato qualsiasi domanda. «Se ne parlerà nella riunione di maggioranza di lunedì», spiegano autorevoli fonti grilline. La storia è destinata a non finire qui, sembra. Ad accendere la polemica ci pensa Gianni Alemanno. L'ex sindaco ricorda: «Contro di me e la mia giunta, come per Ignazio Marino e i suoi collaboratori, la costituzione come parte civile del Campidoglio è sempre stata imposta come un atto dovuto e un obbligatorio gesto di trasparenza». L'ex sindaco di centrodestra auspica un ordine del giorno della minoranza per imporre all'Avvocatura capitolina l'atto e definisce inoltre questo atteggiamento della grillina «opaco ed omertoso: l'esatto contrario di tutte le promesse fatte dal Movimento 5 Stelle e dal sindaco». Alemanno conclude ricordando che «addirittura in alcuni casi la costituzione come parte civile è stata annunciata dagli organi capitolini prima ancora che l'iter giudiziario consentisse l'ufficializzazione dell'atto». Questa volta non è così. E c'è un pezzo di M5S che comunque ne vuole parlare.

LE REAZIONI
Il Pd parte all'attacco: «Si tratta di una furbizia M5S per evitare giudizio in campagna elettorale. I romani restano nell'incertezza se hanno sindaco condannato o meno», twitta la presidente regionale dei dem Lorenza Bonaccorsi. Visti i tempi compressi del giudizio immediato la sentenza arriverà in costanza di mandato: in caso di condanna Virginia Raggi - come ha detto anche in passato - si atterrà al codice etico. Ovvero sarebbe pronta, eventualmente, anche a lasciare. Ma per adesso la prima cittadina guarda avanti: ai prossimi obiettivi per Roma, all'ordinaria amministrazione. E dedica la prima conferenza stampa (appunto senza domande) del 2018 ad un nuovo modello centri anziani nella Capitale: più interattivi, aperti alla società ed in futuro, chissà, anche sede sperimentale di asili nido. Ma il clima elettorale però resta incandescente. Prova ne è la polemica sulla mancata, per ora, costituzione di parte civile del Campidoglio nel processo alla sindaca sottolineata dal Pd. Ecco, Luciano Nobili, responsabile nazionale città metropolitane dei dem: «Arrivata in Campidoglio gridando onestà deve dare questa risposta ai suoi concittadini». La domanda ovviamente e sul perché la grillina non tutelerà l'ente capitolino nel processo. La tensione è molto alta in Comune, soprattutto a mano a mano che si avvicinano le elezioni. «Ci aspettano due mesi di Vietnam», si sfoga un fedelissimo di Virginia. Che va avanti dritta senza cercare di farsi cambiare l'agenda da fatti esterni: oggi sarà a Palazzo Braschi, poi a una messa in Campidoglio. E il 12 ritornerà in Vaticano, in prima fila, per l'udienza papale di Franceco con gli amministratori italiani.

 

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