Web, metà degli adulti italiani "infettati" su siti a luci rosse: ecco i sistemi per difendersi

Web, metà degli adulti italiani "infettati" su siti a luci rosse: ecco i sistemi per difendersi
di Andrea Andrei
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Lunedì 5 Marzo 2018, 14:51 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 21:47
Galeotta fu la passione. E galeotta, soprattutto, fu la voglia di condividerla nello sconfinato mondo del web. Perché quando con leggerezza si immettono dettagli intimi in Rete, tutto assume una dimensione più ampia e decisamente meno controllabile. Anche quando si parla di qualcosa di riservato come una relazione sentimentale.

DOLCE STIL NOVO 2.0
Una ricerca condotta dalla società di cybersecurity Kaspersky Lab e dall'agenzia di sondaggi Toluna ha svelato infatti che il 21% delle persone ha spiato il proprio ex partner tramite un account online a cui aveva accesso, in alcuni casi con l'intento di vendicarsi dopo una delusione d'amore. Se ciò può accadere, è perché ad esempio il 70% delle coppie condivide password e codici per accedere a dispositivi e social network, e il 26% memorizza alcuni dati personali sul dispositivo del partner come messaggi (14%), foto intime (12%) e video personali o di coppia (11%). E nel 12% circa dei casi, dopo la fine di una relazione uno dei due ha condiviso o cercato di condividere pubblicamente questi contenuti per vendetta. Si tratta di un terreno molto scivoloso, perché fa i conti con la fiducia reciproca e appunto con i sentimenti, cioè qualcosa che non si è facilmente disposti a mettere in discussione. Eppure una soluzione esiste, come suggerisce Morten Lehn, il general manager di Kaspersky Lab Italia, decisamente efficace anche se poco romantica: «Si potrebbe stipulare una sorta di accordo prematrimoniale digitale che stabilisca come devono essere custoditi e gestiti i dati prima che diventino un problema di privacy». Con buona pace del Dolce stil novo 2.0.

C'è poi un altro settore, di cui si parla ancora meno ma che è ben più conosciuto e diffuso fra gli internauti: quello della pornografia online. Qui i dati raccolti da Kaspersky Lab sono addirittura allarmanti: il 49% degli adulti italiani, quasi la metà, ha contratto un virus sul proprio pc o dispositivo mobile dopo aver guardato contenuti online vietati ai minori. E anche se il paragone può sembrare brutale, è come se si fosse diffusa in Rete una letale malattia sessualmente trasmissibile, solo in versione digitale. Una malattia che, una volta contratta (spesso a causa dell'ingenuità), si finisce pure per attribuire ad altri: tre italiani su dieci, il 28%, tentano infatti di scaricare la colpa su parenti e amici.

IL PUNTO DEBOLE
«I siti a luci rosse sono dei mezzi privilegiati per diffondere i virus spiega Lehn gli utenti infatti sono meno inclini, per vergogna, a denunciare di esserne stati vittima». Questa tipologia di virus, detti malware, si diffonde sempre più attraverso smartphone e tablet, soprattutto quelli con sistema operativo Android: «Nel 2017 rileva Lehn il 25,4% degli utenti che sono stati colpiti da un virus su un dispositivo mobile, cioè 1,2 milioni di persone, è stato attaccato tramite un portale per adulti. Finire nella trappola può essere molto semplice: in alcuni casi basta solo visitare un sito, che può essere un'esca a tutti gli effetti. E ancor più pericoloso è scaricare applicazioni: si può essere derubati dei propri dati personali e nei casi peggiori anche ricattati dagli hacker per non diffondere le informazioni raccolte. Perciò, se proprio non si vuole rinunciare a navigare su certi contenuti, il consiglio è di farlo sui siti più conosciuti e meglio protetti, evitando i servizi che chiedono di inserire dati della carta di credito e magari utilizzando un sistema Vpn».

Quest'ultimo è l'acronimo di Virtual private network, cioè una rete di telecomunicazioni privata a cui si accede scaricando un'app (ne esistono diverse, da ExpressVpn a NordVpn fino a CyberGhost) che maschera la propria provenienza digitale. «Quando si naviga in Rete si lasciano sempre tracce, anche quando lo si fa nella modalità di navigazione in incognito sui browser, che serve solo a non registrare cronologia, cookie e dati temporanei», sottolinea Lehn. Il problema non si pone solo per i siti pornografici, naturalmente. «In realtà, ciò che più ci preoccupa da esperti di sicurezza informatica sono i siti di banking online, dove in ballo ci sono dati finanziari. Anche per quelli consiglio di usare il Vpn». Le paure di Lehn sono comprensibili: secondo l'ultimo rapporto del Clusit (associazione italiana di sicurezza informatica), la pirateria online nel 2017 ha colpito oltre un miliardo di persone nel mondo, provocando danni globali per oltre 500 miliardi di dollari.

andrea.andrei@ilmessaggero.it
Twitter: @andreaandrei_
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