Partendo dall'analisi del sito, l'impresa del team di ricercatori, coordinati dal professor Yaniv Erlich dell'università di New York, è stata dare un ordine schematico all'enorme mole di informazioni contenenti cognomi, matrimoni, origine geografica, legami parentali, migrazioni. Con l'applicazione della teoria algebrica dei grafi, quei dati sono divenuti i rami di un albero genealogico dalle proporzioni mai viste. Il digitale si è intrecciato con la storia secolare dell'umanità: 13 milioni di persone ritrovate nel tempo e nello spazio. E non solo, perché questa fotografia genealogica ha consentito agli studiosi di tracciare anche le tendenze socio-culturali ed economiche degli ultimi cinque secoli. Un esempio in particolare ci riporta ai decenni della rivoluzione industriale. Se nell'era precedente al 1750, ad economia prettamente agricola, i matrimoni avvenivano nell'arco del vicinato, entro i dieci chilometri di distanza. Dopo due secoli d'industrializzazione, l'amore si trova anche a 100 km da casa, grazie al progresso nei trasporti. Ma non sarebbe la mobilità, la responsabile della diminuzione dei matrimoni tra cugini, una pratica abbastanza comune nell'Ottocento. Il cambiamento è stato prodotto dalla cultura, secondo la ricerca della Columbia University, che sottolinea un altro fattore interessante. La durata della vita di ognuno di noi è influenzata anche dal Dna dei nostri avi: la parentela influirebbe sul 16% nell'aspettativa di vita. Come dire cinque anni in più. Lo studio, fresco di pubblicazione su Science, punta a creare un albero genealogico ancora più grande. L'obiettivo è arrivare al primo antenato. Uomo della preistoria indietro di 65 generazioni.
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