Roma, multe e tasse comunali: il flop della riscossione, rischio buco da 2 miliardi

Roma, multe e tasse comunali: il flop della riscossione, rischio buco da 2 miliardi
di Lorenzo De Cicco
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Lunedì 16 Aprile 2018, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 18:46
L'amministrazione della Capitale zavorrata da un debito ciclopico - 13 miliardi il buco fino al 2008, un altro miliardo abbondante nell'ultimo decennio - non potrebbe in teoria permettersi il lusso di perdere neanche un centesimo per strada. Invece nelle casse del Campidoglio ci sono due miliardi di euro di crediti che rischiano di andare in fumo «per prescrizione». Questo scrive l'organo di revisione contabile del Comune, puntando il dito contro l'incapacità storica della macchina burocratica capitolina di incassare quanto dovuto.

Multe & tasse di soggiorno, Tari, Imu, Ici, affitti mai saldati e balzelli vari. Solo nell'ultimo anno il Campidoglio non è riuscito a farsi pagare la bellezza di 1 miliardo e 468 milioni di euro, come si legge nella relazione dell'Oref al Rendiconto 2017 varato dalla giunta grillina di Virginia Raggi. In totale, i «residui attivi», cioè i crediti vantati dal Comune, ammontano a 7 miliardi e 553 milioni. Il grosso, 5,6 miliardi, sono entrate tributarie (Imu, Ici, Tari, tasse sulla pubblicità) ed extra-tributarie (multe dei vigili, affitti degli immobili comunali, occupazioni di suolo pubblico, altre tariffe ancora).

UN TESORO DI CARTA
Un bottino che farebbe comodo a qualunque amministrazione. Il problema è che, di fatto, si sta rivelando un tesoro di carta, perché viene annotato nei bilanci ma non viene riscosso. E se le cose non cambieranno alla svelta, avvertono i revisori dei conti, rischia di diventare almeno in parte carta straccia. Gli esperti contabili si sono detti preoccupati per l'«ingente mole di residui con un'anzianità ultra-quinquennale». È una fetta da 405 milioni di euro su una torta da 2 miliardi di crediti, solo scandagliando l'elenco dei tributi non pagati (senza contare multe e affitti, quindi). Proprio questo «rilevante importo di oltre 2 miliardi di residui attivi», scrive l'Oref, «denota una congenita incapacità a riscuotere i crediti, alimentando il rischio di prescrizione». Un'eventualità che, se si concretizzasse davvero, avrebbe ovviamente un «impatto sugli equilibri di bilancio» della Capitale, già piuttosto fragili.

CREDITI VECCHI
Ecco perché i revisori hanno chiesto alla giunta grillina di «intensificare nel corso del 2018 la verifica puntuale dei residui», in particolare quelli «di anzianità assai elevata». Per evitare di scoprire un giorno che quei crediti non valgono più nulla, lasciando una voragine nei bilanci di Palazzo Senatorio.

Solo i crediti precedenti al 2012 arrivano quasi a quota 1,2 miliardi, se si contano anche le entrate extra-tributarie. Il 2013 ha lasciato in eredità quasi 800 milioni, stessa cifra, milione più milione meno, del 2014 e del 2015. Nel 2016 il Campidoglio aveva accertato 1 miliardo e 400 milioni di crediti non riscossi, solo tra entrate tributarie ed extra-tributarie, un anno dopo rimangono da incassare 542 milioni di euro, come hanno verificato i tecnici della Ragioneria che hanno appena portato a termine il «riaccertamento» delle varie voci di bilancio. Mezzo miliardo di fondi fantasma. Quasi quanto il Comune spende ogni anno per i trasporti dell'Atac.

 
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