Sospetta meningite, bambino
di Cassino ricoverato a Roma
La Asl ha avviato la profilassi

Sospetta meningite, bambino di Cassino ricoverato a Roma La Asl ha avviato la profilassi
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Lunedì 23 Aprile 2018, 16:29 - Ultimo aggiornamento: 20:00
Sospetta meningite: bimbo di due anni elitrasportato al Gemelli di Roma. Scatta la profilassi contro la meningite per tutti i sanitari e i parenti.
Il fatto si è verificato ieri mattina poco dopo le 10, quando al pronto soccorso dell’ospedale «Santa Scolastica» di Cassino si è presentata una coppia di Cassino, con un bambino che aveva febbre e dolori, ai medici è bastato poco per capire che quei sintomi erano i classici della meningite. Per questo, dopo un primo controllo, i sanitari hanno deciso che, per garantire cure appropriate al piccolo, era necessario il trasferimento all’ospedale Gemelli, per cui intorno alle 11 è atterrato un elicottero che ha trasferito il bambino a Roma.

DI ORIGINE BATTERICA
Una sospetta meningite di tipo meningococcica, vale a dire di origine batterica, che si differenzia da quella virale, meno grave, che ha un impatto minore sulla salute. Il sospetto dei medici del pronto soccorso di Cassino è proprio questo: che il bambino potrebbe avere la meningite più pericolosa - vale a dire l’infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale - per cui ora saranno le analisi eseguite a Roma a dire se il sospetto sia fondato o meno.
In via precauzionale, però, la Asl ha disposto la disinfestazione al pronto soccorso di Cassino e ai mezzi che hanno trasportato il bambino. Inoltre è scattata la profilassi per tutti i sanitari presenti e venuti a contatto con il piccolo paziente. Per tutti è stato disposta l’assunzione di una dose di antibiotico tipo Ciproxin da 750.

IL PROTOCOLLO
Si tratta, ovviamente, di una somministrazione preventiva prevista dai protocolli del Ministero della Sanità, non c’è alcun allarme o pericolo per chi si reca al pronto soccorso di Cassino.
«Per prima cosa è necessario identificare al più presto il patogeno per scegliere le misure di profilassi più adeguate. Occorre identificare i conviventi e coloro che hanno avuto contatti stretti con l’ammalato nei 10 giorni precedenti la data della diagnosi, - si legge nel protocollo ministeriale - da sottoporre a profilassi o a sorveglianza sanitaria. 10 giorni è il tempo massimo previsto per la sorveglianza sanitaria, tenuto conto del massimo periodo di incubazione della malattia. Qualora al momento dell’identificazione fossero già trascorsi 10 giorni dall’ultimo contatto, i soggetti esposti non sono più considerati a rischio». L’auspicio di tutti, ovviamente, è che il piccolo al più presto torni tra l’affetto e l’amore dei genitori.
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