Claudio, untore Hiv: 200 rapporti non protetti in 9 anni. Appello della polizia alle partner

Claudio, untore dell'Hiv: 200 rapporti non protetti in nove anni. Appello della polizia alle partner
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Mercoledì 13 Giugno 2018, 07:56 - Ultimo aggiornamento: 15 Giugno, 12:13

Rapporti sessuali non protetti, con la compagna e forse con oltre duecento partner occasionali, nonostante sapesse di essere sieropositivo all'Hiv almeno da nove anni. Claudio Pinti, autotrasportatore di 36 anni di un piccolo centro dell'hinterland di Ancona, che rifiuta di riconoscere l'esistenza della patologia e di curarsi, è stato arrestato dalla Squadra Mobile e dal Servizio Centrale Operativo (Sco) della Polizia con l'accusa di lesioni gravissime dolose. 

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«Anche io ingannata»

Un mese fa, dopo essersi sottoposta ad analisi e aver scoperto il contagio, la compagna l'aveva denunciato, facendo scattare le indagini e poi l'ordine di custodia in carcere emesso in tempi brevi dal gip Carlo Cimini, anche in considerazione dei possibili pericoli per altre potenziali vittime del presunto 'untorè. Ad agosto 2017, hanno riferito gli investigatori durante una conferenza stampa alla presenza anche del Questore Oreste Capocasa e del Procuratore della Repubblica facente funzione Irene Bilotta, il 36enne aveva perso l'ex compagna stroncata dall'Aids e forse anche lei contagiata da Pinti. 

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​La Squadra Mobile, diretta Carlo Pinto, e lo Sco, guidato da Francesca Capaldo, verificheranno la circostanza che potrebbe portare anche a contestare l'ulteriore ipotesi di omicidio volontario. Al momento la priorità per gli inquirenti è la ricerca di altri partner del 36enne (non si esclude vi siano anche uomini), contattati su chat e social network, esposti al rischio Hiv, per invitarli a sottoporsi agli accertamenti o alle cure del caso. L'uomo, che per lavoro si spostava in varie zone d'Italia, ha infatti riferito agli agenti di circa 200 rapporti non protetti. Un quadro inquietante che ricorda il caso di Valentino Talluto, romano condannato a 24 anni di carcere per aver infettato con l'Hiv almeno 30 partner. Per questo la Questura ha divulgato nome e foto dell'arrestato, lanciando un appello a contattare la polizia a chi avesse avuto incontri sessuali con Pinti. 

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«Mi ha defraudata della libertà di scelta e ingannata sul suo stato di salute», si è sfogata la compagna del 36enne alle agenti della Sezione crimini di genere della Polizia dopo il responso di sieropositività ricevuto dagli Ospedali Riuniti di Ancona. Uno choc che non le ha impedito di agire coraggiosamente anche per tutelare altre persone. La frequentazione con Pinti era cominciata a febbraio. Ad aprile si era curata per una sindrome influenzale che non passava, ma poi le era stato confidato che il suo compagno era sieropositivo e si era sottoposta agli esami. In una disperata serie di messaggi Whatsapp gli aveva chiesto spiegazioni, ottenendo parziali ammissioni alternate a dinieghi della malattia. Lui le aveva persino inviato un video-selfie in cui inscenava un autoesame con il kit per il prelievo ematico. «Se siete convinti, procedete alla perquisizione...» ha detto Pinti, dopo aver letto le 11 pagine dell'ordinanza di custodia, ai poliziotti che lo hanno bloccato a casa dei suoi genitori. Sequestrati due pc, due telefoni e un tablet che verranno esaminati dagli investigatori per tracciare la cronologia dei contatti. Pinti è stato trasferito nel carcere anconetano di Montacuto dove i sanitari dovranno valutare le sue condizioni per verificarne la compatibilità con la detenzione.​

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