Sicurezza, la Lega prepara il decreto che allarma M5S

Sicurezza, la Lega prepara il decreto che allarma M5S
di Alberto Gentili
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 11 Luglio 2018, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 18:22
Adesso c’è la ruspa e c’è la campagna martellante anti-migranti a far venire la gastrite a Luigi Di Maio. Presto, «mi auguro entro l’estate», Matteo Salvini farà di meglio. Calerà sul tavolo del governo giallo-verde un’altra carta per equilibrare, da destra, il decreto dignità varato da Di Maio e applaudito dalla Cgil e dalla sinistra sinistra. E, soprattutto, gradito dall’avversario interno al Movimento: il presidente della Camera, Roberto Fico. Non si tratta della flat-tax (per questa si aspetta, se andrà bene, il 2019) né la rivisitazione della legge Fornero sulle pensioni (promessa anche dai 5Stelle). La nuova bandiera di Salvini si chiama “pacchetto sicurezza”: un insieme di misure che andrà a solleticare, e soddisfare, la pancia e gli umori dell’elettorato di centrodestra su cui il vicepremier lumbard ha ormai lanciato un’Opa al momento inarrestabile. Per buona pace di Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. «Stiamo lavorando su diversi fronti e stiamo lavorando notte e giorno», spiega il vicepremier e ministro dell’Interno, «il pacchetto conterrà tanti provvedimenti sul fronte della lotta alla mafia, alla droga, al racket. Più nuove misure sui migranti, il diritto d’asilo, la polizia urbana e gli eventi pubblici. Miglioreremo la sicurezza dei cittadini».



CANTIERE APERTO
Un proposito e tanti titoli, insomma. Al momento Salvini non può dire di più: i tecnici del ministero stanno studiando i vari dossier e non hanno messo nero su bianco le nuove norme. Appare comunque certo che nel decreto con cui verrà battezzato il “pacchetto sicurezza”, finirà un altro cavallo di battaglia lumbard: la legittima difesa. Il punto cardine, in base al disegno di legge presentato dal sottosegretario agli Interni Nicola Molteni, braccio destro di Salvini: ogni cittadino con regolare possesso di armi avrà licenza di sparare a chiunque si introduca in un’abitazione privata, annullando la valutazione oggi prevista dalla legge di proporzionalità fra offesa e difesa. Un provvedimento mai amato dai 5Stelle. In campagna elettorale, Di Maio aveva dichiarato: «Quando saremo al governo faremo in modo che una persona non si debba difendere con un’arma da uno che gli entra in casa». E ancora, in coro con Alessandro Di Battista: «La detenzione di armi va ridotta drasticamente. Non siamo una società abbastanza serena per prenderci questi rischi. Togliamo le armi dalle case degli italiani». A Salvini, che ha poco apprezzato i distinguo grillini sulla «sentenza ammazza Lega», queste titubanze a cinquestelle interessano poco. Il suo obiettivo è, appunto, rispondere da destra al decreto dignità che giudica di troppo sinistra. E poco importa se la linea del governo finirà per apparire schizofrenica, un copione degno del dottor Jekyll e di mister Hyde: a volte di ultradestra, altre volte «vetero comunista», come dicono in Forza Italia.



RITORNO ALL’ANTICO
In più per il leader leghista è una sorta di déjà vu.
Un ritorno nel solco della tradizione di centrodestra. Nel 2009 fu Berlusconi, con il lumbard Bobo Maroni nel ruolo di ministro dell’Interno, a varare un “pacchetto sicurezza”. Quello che introdusse il reato di immigrazione clandestina e autorizzò le ronde anti criminalità dei cittadini. Una misura acclamata soprattutto nelle valli padane. Salvini già si prepara allo scontro con Di Maio. E già fissa le regole d’ingaggio: «Come io quando varerò le misure sulla sicurezza potrò accettare qualche miglioramento in Parlamento, così Di Maio può accettare qualche ritocco al suo decreto dignità». Le correzioni? La Lega vuole il ritorno dei voucher per i lavori stagionali in agricoltura, turismo, commercio, servizi. E chiede (senza troppa convinzione) l’abolizione dell’aggravio contributivo dello 0,5% e delle causali per il rinnovo dei contratti a termine. Sempre che il decreto riesca, prima o poi, a ottenere la bollinatura della Ragioneria: attualmente è ancora fermo, per «problemi tecnici», al ministero del Lavoro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA