Beffa Campidoglio, premi ai dirigenti per avviare appalti

Virginia Raggi
di Fabio Rossi
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Venerdì 10 Agosto 2018, 00:42 - Ultimo aggiornamento: 11 Agosto, 19:07
Usare parte dei fondi destinati al salario accessorio dei dipendenti del Campidoglio, quelli destinati ai premi di produttività, per incentivare dirigenti e funzionari comunali a partecipare alle commissioni aggiudicatrici degli appalti pubblici. Un problema non di poco conto, visto che l’amministrazione capitolina si trova con decine di milioni di fondi bloccati proprio a causa delle difficoltà di portare a termine le gare. Il motivo? Ufficialmente le sedute saltano per malattie dei componenti, altri impegni «inderogabili», cerimonie in famiglia, carichi di lavoro «troppo gravosi», magari il compleanno dei figli.

I TIMORI
Ma l’ormai cronica lentezza dei lavori di assegnazione degli appalti nella Capitale è frutto probabilmente di un clima di paura diffusosi tra funzionari e impiegati capitolini, poco inclini ad assumersi responsabilità su scelte che nel recente passato sono spesso finite sotto la lente della magistratura, a partire dall’inchiesta sul Mondo di Mezzo. Insomma, a causare la scarsa propensione dei funzionari comunali a partecipare alle commissioni sarebbe il timore di essere chiamati a risarcire di tasca propria chi dovesse impugnare in tribunale i risultati del lavoro di questi organismi. E così devono ancora partire lavori che risalgono addirittura al Giubileo straordinario, nonostante la Porta Santa sia stata chiusa quasi due anni fa.

IL VERTICE
L’idea di incentivare economicamente la partecipazione a queste commissioni è stata discussa nei giorni scorsi nell’incontro tra la sindaca Virginia Raggi e dal ministro per la Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno. Da settembre l’inquilina di Palazzo Vidoni metterà in pratica le sue idee per migliorare la macchina amministrativa: una di queste potrebbe essere proprio l’introduzione di premi per chi porta avanti le gare d’appalto pubbliche in maniera rapida ed efficace, e al contempo corretta e trasparente. E il fondo per il salario accessorio è stato individuato come il “salvadanaio” giusto da cui attingere i soldi necessari. Visto che, come chiarito dal ministero dell’Economia e dalla Ragioneria generale dello Stato, queste voci di spesa non possono essere pagate a tutti i dipendenti comunali, indipendentemente dalla produttività, ma servono proprio a premiare chi raggiunge determinati obiettivi.
LA STRETTA
Il Campidoglio aveva già cercato altri modi per incentivare i membri delle commissioni aggiudicatrici, inserendo i premi negli stessi capitolati d’appalto: ma questa soluzione era stata bocciata in più di un contenzioso in tribunale, visto che, secondo il Codice degli appalti, questi extra possono essere destinati a chi ha compiti che vanno «dalla progettazione, alla direzione dei lavori, alla vigilanza, ai collaudi tecnici, alle verifiche di conformità, al collaudo statico, agli studi, alla progettazione dei piani di sicurezza», non comprendendo quindi la valutazione delle offerte economiche. A questo punto si è tentata la strada dell’inasprimento dei controlli: il direttore generale del Comune di Roma, Franco Giampaoletti, circa un anno fa ha inviato una circolare a tutti i dirigenti di Palazzo Senatorio, incaricando il Dipartimento per la razionalizzazione della spesa di «monitorare le eventuali rinunce con le motivazioni addotte», segnalando direttamente al direttore generale «le situazioni “singolari” per le quali saranno adottati eventuali atti successivi».
I TENTATIVI
Anche la minaccia di un giro di vite, però, non ha sortito gli effetti desiderati. I sindacati si sono subito schierati a favore dei funzionari “obiettori”, sostenendo che l’amministrazione capitolina non avrebbe garantito ai propri dipendenti quel percorso di formazione necessario a portare a termine il compito richiesto ai commissari. Così come si è rivelata difficilmente praticabile l’idea di creare un albo ad hoc per le commissioni: ovvero vuole reclutare dall’esterno - pagandoli - i dirigenti e i funzionari che apriranno le buste delle offerte e decideranno a chi affidare gli appalti.
LA PARALISI
E così si è arenata la manutenzione ordinaria delle strade della Capitale, martoriate dalle buche, ma anche la sorveglianza e il monitoraggio della stessa rete viaria. E poi i lavori di ristrutturazione totale di importanti assi viari, dalla galleria Giovanni XXIII a via Nomentana, diversi interventi sul verde pubblico, l’installazione di nuove telecamere in città. Si sono perse le tracce anche di alcuni interventi strategicamente molto importanti, programmati per l’Anno Santo: dalla riqualificazione di piazza Venezia a quella di via Aurelia. A settembre, almeno si spera, potrebbe essere la volta buona.
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