Giovane avvoltoio abbattuto dai bracconieri: era stato appena messo in libertà per migrare

l'esemplare di avvoltoio capovaccaio, ucciso a fucilate (foto pubblicate da CERM Centro Rapaci Minacciati)
di Remo Sabatini
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Mercoledì 12 Settembre 2018, 19:29

Era stato liberato il 3 settembre scorso nell'area della Murgia materana e stava migrando verso l'Africa, il giovane esemplare di avvoltoio capovaccaio ucciso a fucilate nei cieli di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani.
Femmina, era stata chiamata Clara. Il tragico episodio è stato denunciato dal Centro Rapaci Minacciati (Cerm) e segue quello dell'aquila impallinata nel grossetano nei giorni scorsi.
 

 

Come si possa scambiare un avvoltoio o un'aquila per un povero tordo, rimane un quesito che non trova risposta.
A meno che, è una delle piste che seguono gli inquirenti, non si tratti di un nuovo caso di bracconaggio.
L'avvoltoio, volava insieme a Bianca, un altro esemplare della sua specie. Avrebbero duvuto sorvolare la Sicilia occidentale e poi, da lì, arrivare in Tunisia.



L'uccisione di Clara, stando alle ricostruzioni, sarebbe avvenuta il 9 settembre. Un colpo che la avrebbe raggiunta nell'area del trapanese, a circa 10 km da Mazara, vanificando i tanti sforzi profusi per la sua nascita in cattività e la successiva organizzazione del suo rilascio in natura. L'animale, non sarebbe morto subito ma soltanto dopo due giorni di sofferenza. Nonostante, infatti, fosse stato dotato di un sistema GPS/GSM, dell'avvoltoio si erano perse le tracce, fino al macabro ritrovamento.

Le radiografie, eseguite tempestivamente dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia, dove l'avvoltoio era stato conferito dai Carabinieri del Servizio CITES, hanno evidenziato sette pallini di piombo. "Che la morte di Clara, scrive in un comunicato il Cerm, possa servire a dare un giro di vite all'anarchia totale che vige nell'area e spingere ad un contrasto più efficace del virulento ed impunito bracconaggio che vi regna". "Si tratta di un gesto vigliacco e inqualificabile, ha commentato il Ministro dell'Ambiente Sergio Costa, che ha messo a rischio anche l'efficacia di un progetto di conservazione molto qualificato. Dobbiamo fermare il bracconaggio attraverso l'inasprimento delle pene, rendendole efficaci e certe. Non è pensabile, ha concluso, che il nostro Paese sia ai primi posti per uccisioni illegali di fauna selvatica".

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