Milano, la pizza di Cocciuto fra tradizione e sperimentazione nel rispetto di materie prime d'autore

Milano, la pizza di Cocciuto fra tradizione e sperimentazione nel rispetto di materie prime d'autore
di Andrea Febo
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Mercoledì 12 Settembre 2018, 22:45
Quando si parla di pizza, negli ultimi anni, c’è sempre un democratico fermento che raccoglie tanto lo storico fascino verso uno degli alimenti più golosi di sempre, quanto la curiosità per la rapida evoluzione che continua a vivere. Sempre più vicina alla concezione di piatto, inteso come portata di un pasto, la pizza è oggi un vero e sorprendente stravolgimento del classico. La pizza è pop, un’ever green trasversale capace di essere non solo il risultato di un mestiere antico e nobile, ma un nuovo e riscoperto motore per i giovani.



Cocciuto, il nuovo format nato dall’idea di Paolo Piacentini e Michela Reginato, è una pizzeria dallo stile industry che nel cuore della Milano della moda, non lancia soltanto una linea di pizze gourmet dall’eccellente selezione nelle materie prime, ma un progetto innovativo legato ad assunzioni di soli millennials e grazie alla collaborazione con la cooperativa Arcadia, dei giovani ospiti della Casa famiglia Harlock. Futuro e possibilità di riscatto, attraverso la dignità del lavoro.

Sapere che in una città simbolo come Milano, in una zona esclusiva come quella di via Bergognone che è la nuova anima della moda, ci sia un posto allo stesso tempo esclusivo nella qualità e inclusivo socialmente, inverte definitivamente la rotta di un settore fino a oggi dalla navigazione virtuosa, ma dall’approdo incerto.

In linea di coerenza, il primo millennial del progetto è Antonio Caputo, un lucano con la passione per la pizza d’autore e dal talento consolidato in un percorso che lo ha visto crescere da Marghe e Godi nella sua Lecce. Un ragazzo talentuoso, che entra nel progetto Cocciuto sposandolo come filosofia; perché cocciuto qui non è solo il nome del progetto, ma un sostantivo che lo avvalora grazie alla testarda convinzione che la pizza non sia un lusso (prezzi dai 7,5 ai 14 euro), ma un bene prezioso che può andarci tranquillamente d’accordo, col lusso; non solo per una questione di stile, ma anche grazie anche a un’attenta selezione di materie prime scelte personalmente da Paolo e Michela in giro per l’Italia.

Il Bel Paese è stato battuto palmo a palmo, passando da una bottega a una masseria, da una fattoria a un antico frantoio per selezionare il meglio che l’artigianato italiano fosse in grado di proporre, sposando la filosofia del chilometro buono, sano ed etico nella selezione dei prodotti che costituiscono il menù sia della pizzeria sia della cucina.

Nove vetrine che lasciano intravedere un locale elegante e ricercato; 260 metri quadrati, per un totale di 80 coperti, che si rifanno a un design newyorkese. Un format urban chic nel quale si muoverà una squadra di 16 milleannials che, dalla pizzeria alla cucina sino alla brigata di sala, costituirà l’anima sacra di un progetto assolutamente moderno, ma che si fonda sulla competenza di un team dalla consolidata esperienza.

Tre aperture entro il 2019 e una partnership che vedrà inserire nel mondo del lavoro, attraverso Arcadia, i ragazzi stranieri non accompagnati e gli adolescenti in situazioni di disagio socioeconomico, a rischio sociale, della Casa famiglia Harlock.




Progetti così non fanno solo bene alla mondo della pizza e a quello di chi cerca di scoprirne sempre una nuova espressione, ma negli intenti creano opportunità concrete per chi ne ha bisogno.

 
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