Alberto Pittarello si è suicidato nel fiume, aveva premeditato il delitto di Sara Buratin

Il suo furgone recuperato in acqua, dentro c'era il corpo: aveva preso un giorno di ferie per compiere il femminicidio

Alberto Pittarello si è suicidato nel fiume, aveva premeditato il delitto di Sara Buratin
di Marco Aldighieri e Marina Lucchin
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Venerdì 1 Marzo 2024, 06:08 - Ultimo aggiornamento: 18:25

PADOVA È finita. Sono le 16.07: il maltempo ha dato un attimo di tregua, la piena del Bacchiglione a Bovolenta, nel Padovano, sta lentamente defluendo e un sommozzatore dei pompieri è riuscito a liberare il corpo di Alberto Pittarello dal suo furgone Nissan bianco che dalle undici di martedì mattina, pochi minuti dopo aver ammazzato la compagna di una vita e madre di sua figlia, Sara Buratin, è diventato la sua tomba. Laggiù, nell'oscurità del letto del fiume ingrossato dalla pioggia torrenziale di questi giorni. Sull'argine i pompieri, i carabinieri, pochi curiosi e un uomo che, quasi in trance, guarda le operazioni di recupero. È un cugino di Sara che biascica a denti stretti, parlando più tra sé e sé che con qualcuno: «Sono venuto a vedere se trovano quel pezzo di m...».

IL RECUPERO

I vigili del fuoco sono riusciti in quella che sembrava un'impresa quasi impossibile: faticosamente il corpo del 38enne è stato portato a riva.

Per la giustizia la partita finisce qui: il reo è morto, il reato si estingue con lui. Il cadavere di Pittarello è stato riconosciuto dai suoi parenti e il fascicolo per l'omicidio della mamma 40enne di Bovolenta è già stato chiuso dal pubblico ministero Sergio Dini, titolare delle indagini. Si spengono i riflettori e rimane solo il dolore di due famiglie distrutte e una ragazzina di 15 anni la cui infanzia è morta per sempre assieme alla mamma, nel momento in cui il papà l'ha assassinata e poi ha deciso di suicidarsi.

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È stato difficile. Difficilissimo. Ci sono stati anche momenti in cui si è dubitato, vista la situazione meteo, non solo di riuscire a recuperare il furgone di Pittarello, ma specialmente il corpo. Il Nissan bianco del 38enne è finito giù dall'argine a velocità elevata, ha colpito con il fianco destro l'argine e poi è capottato giù nel Bacchiglione con tutti i finestrini distrutti. L'acqua è entrata subito nell'abitacolo facendo inabissare il mezzo e se il corpo dell'uomo è rimasto dentro al furgone è solo perché era assicurato con le cinture di sicurezza. Altrimenti, probabilmente, non sarebbe mai stato recuperato con il fiume in piena.


Pittarello, secondo gli investigatori dell'Arma, si è buttato in acqua volontariamente, pochi minuti dopo aver accoltellato a morte la compagna nel capanno nel cortile della casa della suocera in via Italia, in linea d'aria a nemmeno un chilometro da lì, martedì mattina tra le 10.05 e le 10.35. Ne sono convinti anche i genitori del 38enne che l'altro giorno hanno detto al sindaco di essere certi che il figlio si era ucciso, perché non avrebbe potuto sopportare l'orrore del delitto che aveva commesso.

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LA DINAMICA

Sara era a casa perché lo studio dentistico di Padova in cui lavorava, il martedì è chiuso. Lui si era preso un giorno di ferie. «Per motivi di famiglia» aveva detto alla sua azienda, una ditta di termoidraulica di Ponte San Nicolò. Voleva portare un motorino alla figlia, da alloggiare in quel capanno costruito da Franco, il papà di Sara per tenerlo al coperto. Poi, lì, la mattanza: appena messo lo scooter sul cavalletto, mentre Sara era di spalle le ha sferrato due colpi violentissimi con un coltello da escursionismo, che Alberto usava anche per lavoro, tra il collo e la nuca. Coltellate mortali. Poi un'altra ventina di fendenti: l'ultimo all'addome quando la donna era già deceduta. Ma sarà l'autopsia, conferita nella giornata di ieri al medico legale Barbara Bonvicini, a fare piena luce su quella pioggia di fendenti. Sara non ha nemmeno gridato. E mentre il compagno, da cui si era separata non più di 15 giorni prima, tornava nel furgone e poi finiva la sua corsa dentro al Bacchiglione, la mamma di lei, Maria Pasquetto trovava la figlia esanime in una pozza di sangue.
Gli investigatori del Reparto operativo e del Nucleo investigativo del comando provinciale dell'Arma hanno sempre avuto solo una ipotesi: che ad aver ucciso la donna fosse stato il compagno. Il movente? Dopo 17 anni d'amore coronato dalla nascita della loro figlia nel 2008, il sentimento era svanito. Niente litigi, niente tradimenti. Sara aveva deciso di tornare dalla mamma, rimasta oltretutto vedova da soli 3 mesi. Cosa sia scattato nella testa di Pittarello nessuno sa spiegarselo. Diceva di amarla. L'ha fatta uscire di casa con l'inganno e l'ha assassinata a tradimento. Ma questo no. Non è amore.

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