Arbitro donna si fa male, preside di Imperia posta frase sessista: «In cucina non sarebbe successo». Protesta degli studenti

«Sì vabbè... però oggettivamente se fosse stata in cucina a preparare tagliatelle (cosa degnissima, che con ogni probabilità non sa fare), non si sarebbe fatta male tesoro»

Arbitro donna si fa male, preside di Imperia posta frase sessista: «In cucina non sarebbe successo». Protesta degli studenti
4 Minuti di Lettura
Lunedì 11 Marzo 2024, 18:37 - Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 15:08

Un vero e proprio corteo di protesta si è svolto questa mattina (11 marzo) a Imperia, come risposta da parte degli studenti dell'istituto Viesseux contro le frasi sessiste postate dal preside della loro scuola sui social all'indirizzo di un arbitro donna, che ha rimediato un infortunio mentre era impegnata come guardalinee nella partita del campionato spagnolo Betis Siviglia - Athletic Club di due settimane fa.

L'incidente

Le immagini dell'incidente che ha coinvolto l'assistente di linea Guadalupe Porras Ayuso hanno fatto il giro del mondo: durante il match di Liga tra Betis e Athletic, la spagnola è andata a sbattere contro una telecamera mentre correva sulla linea laterale, rimediando un terribile infortunio al volto che l'ha costretta a uscire al campo per recarsi immediatamente in ospedale.

Nonostante lo spavento, dovuto soprattuto al sangue sul volto dell'arbitro, per fortuna l'incidente non ha avuto gravi conseguenze. 

Gli insulti sessisti

«Sì vabbè... però oggettivamente se fosse stata in cucina a preparare tagliatelle (cosa degnissima, che con ogni probabilità non sa fare), non si sarebbe fatta male tesoro». Così il preside del Liceo Vieusseux di Imperia, Paolo Auricchia, commentando con un post su Linkedin l'episodio che ha visto coinvolta l'assistente di linea. «Parole che non ti aspetti, soprattutto se pronunciate da un preside - afferma Elisabetta Lancellotta, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Femminicidio - È gravissimo che un dirigente scolastico esprima tali concetti contrari a quella parità di genere che le donne hanno faticosamente conquistato nello sport. Cosa ci vuole dire Auricchia che un uomo scontrandosi con una telecamera sarebbe rimasto illeso? Assurdità che ci riportano al Medioevo, al gretto e becero patriarcato che stiamo combattendo a partire dallo sport che dovrebbe infondere i valori di uguaglianza e rispetto. Bene hanno fatto gli studenti a protestare, intanto dal preside ci aspettiamo le pubbliche scuse».

Le proteste

Gli studenti hanno protestato muniti di grembiule e farina per impastare le famose «tagliatelle» a cui ha fatto riferimento il preside dell'istituto Paolo Auricchia . Alcune studentesse si sono presentate con un abbigliamento sportivo in solidarietà all' arbitro. La protesta, alla quale hanno preso parte alcuni professori, si ripeterà domani (12 marzo) per chiedere le dimissioni del preside che ha replicato a quelle che definisce «polemiche fuori luogo».

La replica del preside

«Vorrei dire chiaramente, sperando di non essere frainteso, che apprezzo e sostengo il diritto delle donne ad accedere a tutte le professioni e attività corrispondenti ai loro desideri e inclinazioni - scrive il preside Auricchia -. Lo dico alle alunne del mio liceo, che non erano certo le destinatarie delle considerazioni di quella chat. A loro auguro con tutto il cuore di realizzarsi compiutamente in ogni lavoro, carriera e professione a cui vogliano ambire». Si rivolge poi direttamente all'Associazione arbitrale: «Lo dico a Savioli dell'Associazione arbitrale, precisando che trovo l'estensione della partecipazione femminile a tutti i ruoli del mondo dello sport assolutamente auspicabile ed encomiabile, superando pregiudizi che in alcuni ambiti sportivi so non essere ancora del tutto accantonati»

«Come cittadino di questo paese vorrei infine che sui social come altrove si potessero esprimere liberamente le proprie opinioni, anche errate, anche espresse in modo infelice, anche contrarie al politicamente corretto, senza essere messi alla gogna. Il rispetto è anche non credersi gli unici depositari della verità e del verbo. Riconoscere questo per chiunque si esprima, in particolare in chat private, sarebbe indice di maturità democratica», conclude il preside. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA