Caldo record e lavoro, Bonomi: «Cig e smart working», i sindacati: «Subito un decreto». Inps: «Misure anche sotto i 35°» Pdf

Si studiano provvedimenti sul modello dell'emergenza Covid

Caldo record e lavoro, Bonomi: «Cig e smart working», i sindacati: «Subito un decreto». Inps: «Misure anche sotto i 35°» Pdf
di Mario Landi
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Venerdì 21 Luglio 2023, 14:25 - Ultimo aggiornamento: 19:36

Cassa integrazione, smart working, integrazioni salariali. Il caldo torrido incalza senza tregua in tutt'Italia e servono urgentemente misure per tutelare i lavoratori e non solo quelli che devono operare all'aperto: va valutata anche l'assenza o il malfunzionamento degli impianti di raffrescamento di chi lavora al coperto.

I sindacati

«Non c'è quindi tempo per discutere di protocollo serve subito un decreto legge».

Così in un tweet il leader Uil, Pierpaolo Bombardieri, ribadisce quale sia per il sindacato l'unica strada da battere per proteggere i lavoratori dall'impennata di calore di questi giorni diversamente da quanto profilato ieri dal ministro del Lavoro Marina Calderone al tavolo con le parti sociali. «Un decreto che protegga i lavoratori dalle temperature elevate e vieti l'attività di quei lavori particolarmente esposti oltre i 33 gradi». 

La Confindustria

«La nostra idea è quella di perseguire quello che è stato fatto ai tempi del Covid e quindi sottoscrivere un protocollo fra associazioni datoriali e sindacati per consentire di avere delle soluzioni straordinarie in questo periodo che possano coprire tutta la platea dei lavoratori». A dirlo è stato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, a Sky Tg24. «Stiamo parlando - ha spiegato Bonomi - anche di un qualcosa di particolare su smart working e quindi allargare di nuovo la possibilità di ricorrere a questa tipologia di lavoro in modo da consentire ai lavoratori di non spostarsi a rimanere presso le proprie abitazioni».

Il presidente di Confindustria ha riferito che «ci sono una serie di soluzioni tra cui quella della cassa integrazione anche per i lavori ovviamente più impattati da questa ondata di calore». «Pensare di dover mettere a rischio la propria vita perché si va al lavoro è qualche cosa che deve far riflettere tutti, non è un tema solo dell'associazione datoriale è un tema dei sindacati, è un tema del governo» ha chiarito.

Sì, è possibile attivare la Cig anche per una temperatura sotto i 35 gradi se si lavora sotto il sole o se l'umidità dell'aria aumenta il valore del caldo percepito. Bisognerà infatti tener conto della tipologia di attività svolta e delle condizioni nelle quali si trovano ad operare i lavoratori. È l'indicazione contenuta in un nuovo 'messaggio' dell'Inps diffuso «in considerazione dell'eccezionale ondata di calore e dell'incidenza che tali condizioni climatiche possono determinare sulle attività lavorative e sull'eventuale sospensione o riduzione delle stesse con riconoscimento del trattamento di integrazione salariale».

Una postilla riguarda anche chi lavora al chiuso, nel caso di imprevedibili malfunzionamenti dei sistemi di raffreddamento. L'Inps ricorda che l'integrazione salariale per 'eventi meteo' è invocabile quando le temperature risultino superiori a 35 gradi. Ma ci sono delle deroghe.

«Va, tuttavia, ricordato che anche temperature inferiori a 35° centigradi - aggiunge il messaggio dell'istituto - possono determinare l'accoglimento della domanda di accesso al trattamento ordinario qualora entri in considerazione la valutazione anche della temperatura cosiddetta "percepita", che è più elevata di quella reale. Tale situazione, ad esempio, si determina nelle giornate in cui si registra un elevato tasso di umidità».

Quindi «la valutazione della temperatura rilevata nei bollettini meteo deve tenere conto anche del grado di umidità, atteso che, in base alla combinazione dei due valori (temperatura e tasso di umidità), è possibile ritenere che la temperatura percepita sia maggiore di quella effettivamente rilevata».

A questo si aggiunge il fatto che «costituiscono un elemento di rilievo per una positiva valutazione dell'integrabilità della causale sia la tipologia di lavorazione in atto che le modalità con le quali la stessa viene svolta». E viene scritto chiaramente: «Anche temperature inferiori ai 35 gradi possono, quindi, essere idonee a dare titolo al trattamento di integrazione salariale, se le relative attività sono svolte in luoghi non proteggibili dal sole o se comportino l'utilizzo di materiali ovvero in presenza di lavorazioni che non sopportano il forte calore. In sostanza, la valutazione non deve fare riferimento solo al gradiente termico ma anche alla tipologia di attività svolta e alle condizioni nelle quali si trovano ad operare i lavoratori».

I dati possono per questo essere presi dai relativi «indici di calore da parte dei vari dipartimenti meteoclimatici o della protezione civile». C'è una indicazione anche per chi lavora in ufficio e per i lavoratori agricoli. «Si precisa - scrive l'Inps - che la medesima considerazione deve essere svolta anche con riferimento alle lavorazioni al chiuso, allorché le stesse non possano beneficiare di sistemi di ventilazione o raffreddamento per circostanze imprevedibili e non imputabili al datore di lavoro, nonché nell'ambito del lavoro svolto in agricoltura, secondo la disciplina in materia di Cassa integrazione speciale per gli operai e impiegati a tempo indeterminato dipendenti da imprese agricole (Cisoa) recata dalla legge 8 agosto 1972, n. 457, e successive modificazioni».

Infine viene ribadito che «il trattamento di integrazione salariale è riconoscibile in tutti i casi in cui il datore di lavoro, su indicazione del responsabile della sicurezza dell'azienda, disponga la sospensione/riduzione delle attività in quanto sussistono rischi o pericoli per la sicurezza e la salute dei lavoratori, purché le cause che hanno determinato detta sospensione/riduzione non siano imputabili al medesimo datore di lavoro o ai lavoratori».

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