«Quel video per me ha il valore di un testamento. È come se mio fratello avesse voluto farsi giustizia da sé. È un atto d’accusa. Un filmato che parla molto chiaro». Antonino, il fratello maggiore di Kevin Laganà, il più giovane degli operai morti nell’incidente ferroviario di Brandizzo, è stato sentito ieri in procura a Ivrea in qualità di testimone. Ad accompagnarlo, l’avvocato Enrico Calabrese, che segue la famiglia. «Guardando il video - ha detto il legale - ci sembra di poter desumere una certa abitudinarietà». Il riferimento è al modus operandi di salire sui binari per iniziare i lavori prima di averne l’autorizzazione. Anche Antonino lavora per la Sigifer, la stessa azienda di Kevin. Per questo motivo è stato convocato, per capire se aprire un cantiere prima di aver bloccato la circolazione dei treni sia una eccezione o una consuetudine: «Dirò la verità, come ho sempre fatto». Ma ormai sembra una prassi più che accertata. Gli inquirenti, sentendo vari colleghi delle vittime (ieri è stato sentito anche un cugino di Kevin Laganà, ex dipendente della Sigifer), hanno appurato come in più occasioni ci si sia messi al lavoro senza autorizzazione – una prassi quasi quotidiana – in modo da finire prima e riuscire così a rispettare le scadenze. I testimoni hanno elencato tutta una serie di episodi con date e nomi, che porterebbero ad allungare la lista degli indagati.
Quanti casi? Almeno una decina, quelli finiti sotto la lente degli inquirenti.
LE REAZIONI
«Sto rileggendo - ha aggiunto Salvini - le regole e i protocolli: è evidente che non puoi lavorare su un binario se la circolazione ferroviaria non è interrotta con un certificato, firmato e timbrato. Purtroppo poi c’è il fattore umano che non è controllabile dalle norme, dai ministri, e che in questo caso evidentemente ha portato a una strage». I colpevoli saranno però individuati. «Chiederò all’azienda competente di prendere evidenti provvedimenti e che se qualcuno ha sbagliato, paghi. Non faccio il magistrato e c’è un’inchiesta in corso però il licenziamento non può essere solo nel settore privato. La sicurezza deve essere la priorità, abbiamo 2.200 stazioni ferroviarie in Italia e quasi 17mila chilometri di binari, migliaia di chilometri di strade comunali, provinciali statali, stradali», aggiunge Salvini.
Intanto l’avvocato Mattia Moscardini, di Roma, avrebbe assunto la difesa di Antonio Massa. È quanto si è appreso in ambienti vicini all’inchiesta. Moscardini, cassazionista, nel corso della sua attività è stato impegnato in diversi processi per disastro colposo e violazioni delle normative antinfortunistiche, fra cui quello per la strage di Viareggio. All’università Lumsa di Roma è docente nei master in Emergency management of civil protection) per il modulo su rischio penale nella gestione del rischio. Il video registrato da Kevin Laganà è un elemento che va ad aggiungersi alle telefonate tra la centrale di Rfi e il caposquadra Antonio Massa, indagato con il caposquadra della Sigifer, Andrea Gibin, e le testimonianze raccolte. Nei giorni è stata sentita la dipendente di Ferrovie che si trovava nella sala operativa di Chivasso e rispondeva a Massa, in quelle telefonate, tutte registrate e già acquisite dagli inquirenti, per almeno tre volte viene negato il via libera al cantiere. Un divieto rimasto inascoltato. I cinque operai erano infatti già al lavoro.