Omicidio Mollicone, l'esperta: «Agonia di 10 ore, poteva essere salvata». Processo di appello, scomparso il calco di una mano

In primo grado assolti il maresciallo Franco Mottola, la moglie Annamaria e il figlio Marco, accusati di omicidio, il luogotenente Vincenzo Quatrale (concorso in omicidio) e l'appuntato Francesco Suprano (favoreggiamento)

Omicidio Mollicone, l'esperta della Procura: «Agonia di 10 ore, poteva essere salvata». Processo di appello, scomparso il calco di una mano
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Lunedì 20 Novembre 2023, 18:59 - Ultimo aggiornamento: 19:23

Ancora una volta la straziante morte di Serena Mollicone è stata ricostruita in un'aula di Tribunale. E ancora volta lla conclusione è che forse poteva essere evitata. La sua è stata una lunga agonia, durata quasi dieci ore, terminata per asfissia dovuta al fatto che venne imbavagliata.

È quanto ha ribadito oggi in aula, davanti ai giudici della Corte d'Assise di Appello di Roma, Cristina Cattaneo, anatomopatologo e professore ordinario di Medicina Legale all'Università degli Studi di Milano, sentita come consulente della Procura nell'ambito del processo di secondo grado per l'omicidio della ragazza di Arce, centro in provincia di Frosinone, morta nel giugno del 2001. In primo grado, nel luglio del 2022, il tribunale di Cassino fece cadere le accuse per i cinque imputati: il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la moglie Annamaria ed il figlio Marco, accusati di omicidio, per il luogotenente Vincenzo Quatrale, a cui è contestato il concorso in omicidio e per l'appuntato Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento.

 

Mottola e il figlio erano presenti in aula.

I giudici capitolini nella scorsa udienza avevano dato il via libera alla riapertura del processo accogliendo la richiesta avanzata dalla Procura Generale che ha sollecitato l'ascolto di 44 testimoni. La Corte ha quindi deciso di partire dai consulenti. L'udienza si è aperta con la proiezione in aula del video del sopralluogo nel boschetto di Fontecupa, nel territorio di Fontana Liri, con il drammatico rinvenimento del cadavere il 3 giugno di 22 anni fa. Immagini shock con il corpo della ragazza disteso e parzialmente nascosto da piante e rifiuti: i piedi legati con il fil di ferro e la testa avvolta in una busta. Poco distante anche i libri che aveva con sé quel giorno.

Secondo Cattaneo, Serena è deceduta «tra le 13.30 e le 20 del primo giugno di 22 anni fa. Ha avuto un trauma cranico senza sanguinamento. Un colpo moderato al cranio - ha aggiunto - ed è morta lentamente per asfissia». La consulente ha aggiunto che la forma del cranio della giovane è «compatibile con il buco trovato nella porta della foresteria della caserma dei carabinieri di Arce. La testa ha impattato contro quella porta con l'arcata zigomatica. La testa è molto più coerente con la lesione» sulla porta «che i pugni, per noi è molto più probabile». Secondo la difesa, invece, quella lesione nella porta sarebbe invece stata causata da un pugno scagliato da Franco Mottola in un altro momento. In passato sui pugni erano stati fatti due calchi in gesso: sia quello di Franco che del figlio Marco ma il calco di quest'ultimo non sarebbe più presente tra i reperti.

«Oggi la professoressa Cattaneo ha detto di aver trovato in cancelleria solo uno di questi calchi - ha affermato l'avvocato Mauro Marsella, uno dei difensori della famiglia Mottola -. Non è un dato di secondo ordine secondo noi perché priva la difesa della possibilità di dimostrare che vi sia compatibilità comunque con entrambi i pugni».

Tra i testimoni per i quali l'accusa ha chiesto la convocazione a piazzale Clodio anche Bernardo Belli, papà del carrozziere Carmine imputato di omicidio assolto nel primo processo: deve confermare o smentire di aver saputo dal figlio che la mattina del 1° giugno Marco Mottola e Serena avevano litigato nei pressi di un bar. Nella lista dei testi da ascoltare anche il barbiere di Mottola junior per sapere se dopo il delitto aveva cambiato il taglio dei capelli. Tra gli elementi nuovi c'è un messaggio audio che a processo ancora in corso a Cassino il barbiere mandò alla cugina di Serena, contenente indicazioni sul colore ed il taglio dei capelli di Marco sino al 1° giugno. Il figlio dell'ex comandante - secondo la Procura generale - sarebbe andato dal barbiere prima del funerale di Serena per cambiare taglio ed allontanare eventuali sospetti circa il suo coinvolgimento nel delitto. Il pm di Cassino Beatrice Siravo voleva ascoltarlo nel processo di primo grado, la Corte d'Assise disse disse "no" ritenendo inutile l'acquisizione.

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