Ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi per Innocent Oseghale, 30enne pusher nigeriano condannato per omicidio, occultamento di cadavere - mentre la violenza sessuale è stata assorbita dalle aggravanti - per la morte di Pamela Mastropietro, 18 anni, romana, il cui cadavere fatto a pezzi fu trovato in due trolley sul ciglio della strada a Pollenza il 31 gennaio 2018. È la sentenza emessa dai giudici della Corte d'Assise di Macerata dopo oltre cinque ore di camera di consiglio. La madre della ragazza dopo la lettura della sentenza ha detto: «Giustizia per uno è fatta, ora tocca agli altri».
Pamela Mastropietro, Oshegale confessa: «L'ho fatta a pezzi, ma è morta per overdose»
Pamela Mastropietro, condanna all'ergastolo a Oseghale: i genitori si abbracciano https://t.co/RKIA4oTXiS
— marco gregoretti (@marcogregorett1) 29 maggio 2019
Oshegale al suo arrivo in tribunale a Macerata
Durante la lettura della sentenza tra il pubblico dei parenti e degli amici della ragazza è partito un applauso.
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«Avevamo chiesto l'ergastolo ed ergastolo è stato». È il primo commento del procuratore di Macerata Giovanni Giorgio dopo la sentenza pronunciata dalla Corte d'assise di Macerata nei confronti di Innocent Oseghale per la morte di Pamela Mastropietro. Giorgio ha ringraziato i collaboratori della Procura, i magistrati, gli avvocati, anche quelli della difesa.
«È stato un lavoro duro - ha aggiunto - c'è stata tanta pressione mediatica, ma noi abbiamo cercato sempre di tenere i piedi per terra». Il procuratore ha citato anche un altro processo complesso: quello di Luca Traini, l'autore dei raid a colpi di pistola contro i migranti per 'vendicarè Pamela condannato a 12 anni di carcere pochi mesi fa. La vicenda Oseghale comunque non è finita, «questa è solo una prima tappa, probabilmente ci sarà un ricorso in appello e forse la Cassazione...».
Oseghale ammette di aver tagliato il corpo, ma nega la violenza sessuale e l'omicidio. Secondo la difesa il rapporto sessuale sarebbe stato consensuale e la morte della ragazza sarebbe avvenuta per overdose, ma a quel punto l'imputato avrebbe perso la testa e, preso dal panico, avrebbe fatto a pezzi i resti della 18enne. I legali di Oseghale avevano chiesto di assolverlo dalla violenza sessuale e dall'omicidio e di condannarlo al minimo della pena per vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere. Ora - assicurano - faranno appello.