Ristorante, quando posso non pagare il conto? Dal personale sgarbato al cibo scadente, tutti i casi

Scontrini folli al ristorante, quando è lecito contestare il conto (e quando no?). Una traccia

Ristorante, quando posso non pagare il conto? Dal personale sgarbato al cibo scadente, tutti i casi
di Cristiana Mangani
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Martedì 8 Agosto 2023, 16:21 - Ultimo aggiornamento: 16:40

Un pessimo servizio, portate insoddisfacenti, richieste di pagamento fuori dalle regole: quante volte, alla fine di un pasto, vi sarà venuto in mente: «Ma se andassi via senza pagare?». Alzarsi e uscire dal locale, in alcuni casi, sarebbe forse giusto ma non lecito, anche se esistono delle condizioni in cui la legge consente a un cliente insoddisfatto di non pagare il conto. Secondo gli avvocati dello studio legale Castagna, va fatta una premessa, e cioè che probabilmente non tutti sanno che «andare al ristorante comporta la sottoscrizione di un contratto tra ristoratore e cliente». Il rapporto che si instaura infatti è un contratto atipico il cui oggetto è la somministrazione di beni e di servizi in cambio di un corrispettivo di denaro, il conto. Le trattative per la conclusione del contratto iniziano con la consegna del menù, che deve riportare i beni che vengono somministrati e il loro prezzo. «Nel momento in cui si ordina - viene specificato dagli esperti - , si accetta la proposta e il contratto si conclude. Proprio perché si tratta di un contratto, se una delle parti non rispetta gli obblighi derivanti dall'accordo, la parte non inadempiente ha il diritto di non onorare il suo impegno, in questo caso di non pagare il conto».

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Gli inadempimenti

Quali sono gli inadempimenti in discussione? Allora, prima di tutto la mancanza di un listino prezzi sia all'interno del locale che all'esterno. «Se il cliente mangia senza che gli sia stata data possibilità di conoscere il costo di ogni singolo piatto - viene specificato -, può rifiutarsi di pagare il conto».

Chiaramente devono essere soddisfatte alcune condizioni: - Il cliente deve essere in totale buonafede e si deve essere adoperato nel richiedere un menù contenente i prezzi. Potrebbe accadere che il cameriere arrivi al tavolo e proponga i piatti a voce, senza indicarne i prezzi. «Il consumatore - aggiungono i legali -, forse, non sa che è suo diritto chiedere e conoscere il costo di ogni singola portata e il cameriere non può rifiutarsi nel soddisfare la sua richiesta. Tale onere deriva dall’articolo 180 del Regio decreto n. 635/1940 ancora in vigore, che obbliga i ristoratori ad esporre il listino dei prezzi. Chi non rispetta questa norma, rischia 308 euro di multa, oltre a veder andar via il cliente sazio e senza pagare nulla».

Prezzi che non corrispondono al menù

Altro aspetto fondamentale: i piatti serviti o i prezzi non corrispondono a quelli inseriti nel menù. Se il cliente, ad esempio, ordina una specifica tipologia di pesce e gliene viene servita un'altra, il ristorante risulta inadempiente. La legge infatti stabilisce che «le derrate riportate in menù devono essere quelle effettivamente consumate» e che, in caso contrario, il ristoratore incorre nel reato di frode in commercio. Allo stesso modo, i prezzi applicati devono essere quelli riportati sul menù. Le eventuali maggiorazioni devono essere indicate chiaramente e ben visibili sul menù. Anche in questi casi, quindi, il cliente ha diritto di rifiutarsi di versare il corrispettivo per il pasto.

Servizio offerto di scarsa qualità

Terzo caso: il servizio offerto è di scarsa qualità e il personale è sgarbato. «Chiaramente quest'ultima possibilità non si riferisce al livello di gradimento del pasto che si è appena consumato - specificano dallo studio Castagna -, bensì alle ipotesi in cui vi siano continui errori nel portare la propria ordinazione al tavolo (ordino un piatto e ne arriva un altro) oppure, volutamente, nel piatto vengano inseriti ingredienti di qualità inferiore rispetto a quelli segnati sul menù. Da ultimo rientra in questa eventualità, il personale che non si comporta, durante il servizio, con correttezza, diligenza e a regola d'arte come richiede la professione che sta svolgendo. Se mancano questi presupposti, il ristorante sta violando dei principi che si pongono alla base del contratto sottoscritto e quindi si potrà contestare il conto o addirittura non pagare». Naturalmente l'inadempienza del ristoratore è evidente se gli alimenti serviti non siano stati trattati e conservati a norma di legge, in modo da garantirne la sicurezza. E se al cliente arriva un alimento che non rispetta questo obbligo (per esempio il cibo è scaduto o andato a male) non è tenuto a pagare il conto. Lo stesso vale per quanto riguarda il locale. Se il ristorante presenta delle gravi carenze igieniche o la sicurezza dell’ospite è compromessa, quest’ultimo può contestare il pagamento.

Quando bisogna pagare il conto

Quando, invece, il cliente è sempre tenuto al pagamento del conto? La premessa è d'obbligo: il gusto personale, la scarsità delle porzioni o il prezzo eccessivo delle consumazioni, non possono rappresentare una condizione per non pagare a fine pasto. Al limite, il cliente potrà eventualmente riservarsi di agire in altre sedi. Insomma, non sempre la ragione è dalla parte del cliente. A volte accade che qualcuno si accomodi al tavolo sapendo già di non avere i mezzi necessari per far fronte al conto, altre volte esagerando nelle ordinazioni di cibi e bevande costose. «In questi casi - valutano gli esperti - i soggetti in questione potranno essere accusati di reati che vanno dall'insolvenza fraudolenta (per chi contrae un'obbligazione sapendo a priori di non poterla adempiere) fino ad arrivare alla truffa nei casi più gravi. Al ristoratore a questo punto non resterà altra scelta se non quella di avvisare le forze dell'ordine e attenderne l'arrivo per l'identificazione dei soggetti (a esclusiva competenza delle Forze dell'ordine) e per sporgere querela di parte». Nel frattempo - concludono gli avvocati - «il cliente potrebbe decidere di allontanarsi senza aver pagato il conto e nulla potrebbe fare per fermarlo il gestore, perché rischierebbe a sua volta di incorrere nel ben più grave reato di sequestro di persona». L'unica differenza sarà pertanto sull'identità dei clienti inadempienti: se persone conosciute o riconoscibili verrà aperto un procedimento a loro carico per la riscossione di quanto dovuto, in caso contrario il ristoratore dovrà sporgere querela contro ignoti, sperando in un secondo tempo di riuscire a risalire all'identità dei soggetti.

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