«Spese fisse 300 mila euro, ricevuti 8 mila euro di ristori». Il titolare della funicolare: lo Stato si è dimenticato di me

«Spese fisse 300 mila euro, ricevuti 8 mila euro di ristori». Il titolare della funicolare: lo Stato si è dimenticato di me
di Nicole Cavazzuti
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Lunedì 8 Marzo 2021, 12:43 - Ultimo aggiornamento: 12:44

«Lo Stato si è dimenticato di me e di chi svolge attività stagionali». Ha la voce cupa, Simone Cardelli. E ne ha motivo. Cardelli è infatti titolare della funicolare di Montecatini Terme, acquistata in passato dal babbo e da lui gestita dopo la morte del padre. Una funicolare che, tra l’altro, vanta due primati. Il primo, storico. È la più antica al mondo conservata intatta ancora in funzione. «Dietro a quello che per alcuni appare quasi un trenino giocattolo c'è davvero tanto lavoro e notevoli investimenti. Pensate solo che le carrozze della mia funicolare -originali del 1898- sono in legno. È ovvio che richiedano costanti lavori di restauro», spiega. Il secondo primato è legato alla proprietà. «Le funicolari in genere sono regionali, dello Stato o della comunità montana. Quella di Montecatini è una funicolare privata, invece», chiarisce Cardelli.

A quanto ammontano i costi di gestione e mantenimento della funicolare, al netto di eventuali lavori straordinari?
Le spese fisse annuali si aggirano sui 250 e i 300 mila euro.

E gli incassi?
Prima del Covid-19, erano circa 450 mila euro all’anno. Nel 2020, però, ho lavorato solo tre mesi, ovvero luglio, agosto e settembre, con un incasso di circa 135 mila. In altre parole, ho perso il 70% rispetto all’anno precedente e non ho coperto nemmeno le spese fisse.

Ma gli indennizzi non ti sono arrivati?
Personalmente, all’inizio ho ricevuto un contributo di 8 mila euro, somma equivalente al 20% del fatturato di aprile 2019. Un mese che, per me, è sempre stato di bassa stagione. Nient’altro. In seguito, infatti, non sono mai rientrato nei parametri.

Perché?
Dovete sapere che tutte le attività hanno due codici Ateco. Per un meccanismo bizzarro, i miei codici Ateco non rientravano mai nei vari provvedimenti.

Ti sei rivolto al tuo commercialista?
Sì, certo. Mi ha risposto che non si può fare nulla e che secondo lui il meccanismo è studiato apposta per contenere i costi relativi agli indennizzi a fondo perduto. Che sia vero o meno, non lo so. Di certo adesso, dopo un anno dall’inizio del lockdown, sono disarmato. Viviamo in un clima di assoluta incertezza e diventa sempre più difficile andare avanti.

E le associazioni di categoria cosa dicono?
Non le ho contattate, anche perché non sono iscritto a nessuna associazione.

Onestamente, ho poca fiducia nella loro capacità di rappresentare davvero i bisogni degli associati. È inutile guardare al passato, però. Il problema è il futuro.

Che cosa ti preoccupa di più?
Il Decreto Sostegno che dovrebbe arrivare in questi giorni. Si parla di un nuovo meccanismo di accesso ai contributi a fondo perduto e dell’eliminazione al riferimento ai codici Ateco. Il requisito chiave per l’accesso dovrebbe essere una riduzione di fatturato di almeno il 33% emergente dal confronto della media mensile del fatturato del 2019 con quello del 2020. Ma si dice che il confronto potrebbe essere anche più ristretto, ovvero basato sul calcolo della differenza tra gennaio e febbraio 2021 e gennaio e febbraio 2019. Mi auguro che queste siano solo ipotesi prive di fondamenta. Sarebbe scorretto parametrare gli indennizzi sul fatturato relativo solo ai mesi di gennaio e febbraio 2019. Le attività stagionali primaverili ed estive, come la mia, resterebbero scoperte. Il calcolo sulle perdite va spalmato sull’intero anno, altrimenti si creano inaccettabili disparità.

Il tuo stato d’animo?
Mi sento spaesato, stanco, deluso e preoccupato. Non vedo una luce in fondo al tunnel perché quello che davvero servirebbe manca. Mi riferisco a un numero sufficiente di dosi di vaccini e a un incremento delle strutture e degli operatori sanitari. La situazione è sempre più complessa. E io sono già fortunato, tutto sommato. C'è chi sta peggio. Per dirne una: ho dieci collaboratori a contratto stagionale che sono a casa da settembre e che quindi non ricevono la disoccupazione da novembre. Per garantire loro un’entrata, anche se minima, li faccio lavorare a turno. È ovvio però che c’è poco da fare se lo Stato non ci permetterà presto di tornare a lavorare con continuità o se non troverà il modo di darci la liquidità necessaria per la ripresa. Ora, io non sono un politico e certo non spetta a me suggerire al Governo che cosa fare. Mi permetto solo di osservare che la strategia perpetuata per un anno non ha dato nessun tipo di risultato. Siamo sfiancati, economicamente e psicologicamente. Inoltre, la divisione dell’Italia a fasce di colori diversi è un ulteriore ostacolo al turismo. Sarebbe davvero necessario un cambiamento di rotta.

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