Lo stupro nel tema sulla Cecchettin, la professoressa: «Era chiaro, l’alunna parlava di sé»

Una delle insegnanti da cui è partita la denuncia: probabilmente si vergognava di aprirsi con i genitori

Lo stupro nel tema sulla Cecchettin, la professoressa: «Era chiaro, l’alunna parlava di sé»
di Sandro Gionti
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Sabato 3 Febbraio 2024, 00:25 - Ultimo aggiornamento: 00:27

Professoressa cosa ha pensato quando ha letto il tema?

«Più che pensare ho provato dolore, anche un certo senso di smarrimento, poi con i colleghi abbiamo cercato di trovare la lucidità per decidere cosa fare, cosa era bene fare per aiutare questa ragazza». 
La docente è una delle insegnanti che ha vissuto in prima persona il dramma della sedicenne che ha raccontato di essere stata violentata e perseguitata dal suo ex, anche lui uno studente di 16 anni dello stesso istituto in una città nel sud della provincia di Latina.

Come avete affrontato la situazione?

«E’ una brutta storia - la professoressa sembra riflettere a voce alta - i fatti si sono svolti al di fuori dell’istituto, ma la nostra studentessa è qui che ha trovato la forza di raccontare, di far capire il dramma che stava vivendo».

Nel compito di italiano, nel tema in cui si parlava del femminicidio di Giulia Cecchettin.

«Sì, è stata la lettura di quel compito di italiano che ha spinto la docente di materie letterarie a rivolgersi alla dirigente scolastica, a esporre i particolari di quella che è apparsa subito una vicenda delicatissima.

Dopo la sorpresa, il sentimento dominante è stata la preoccupazione nel leggere il contenuto del tema elaborato dalla sua allieva, scritto in terza persona singolare ma che lasciava chiaramente intuire chi fosse la protagonista, anzi la vittima, di quella condizione infernale che stava vivendo da tempo con il suo ex. Parliamo di un altro ragazzo di 16 anni, un altro studente della nostra scuola».

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Chi ha parlato per primo con la ragazza?

«È stata la docente di italiano ad avvicinarsi a lei, con delicatezza, per non spaventarla di più, a farla “aprire” e a raccontare il dramma che stava vivendo. E quando ha saputo dalla giovane che non aveva trovato il coraggio di parlarne con nessuno, di chiedere aiuto prima di quel momento, che i suoi familiari erano all’oscuro di tutto, perché in questi casi spesso subentra anche il senso di vergogna, la difficoltà di parlarne, la professoressa ha immediatamente informato la presidenza dell’istituto per decidere insieme quali passi fare».

A quel punto vi siete rivolti ad una psicologa?

«Sì, immediatamente abbiamo chiesto l’intervento della psicologa dell’istituto che è stata messa a disposizione della ragazza e alla quale è stato confermato tutto quello che era stato esposto nel tema, ha ribadito quello che le stava succedendo. Noi insegnanti le siamo state vicino, abbiamo cercato di farla sentire al sicuro, protetta e tutelata. Guardi, senza parlare, ma in maniera del tutto spontanea attorno alla nostra giovanissima studentessa si è formato una specie di cordone di sicurezza, sia a scuola con gli amici e compagni di classe pronti ad aiutarla, sia nella zona in cui vive, per non parlare della famiglia che le sta dando il più grande sostegno e affetto».

Ma l’azione della scuola non si è fermata qui.

«Esatto, la dirigente scolastica, trattandosi di un delicato caso di minori, ha convocato i familiari della ragazza e subito ha eseguito una precisa disposizione ministeriale, denunciando l’accaduto all’autorità giudiziaria per i provvedimenti di legge. E lo stesso hanno fatto i genitori della sedicenne».

Qual è il sentimento predominante in queste ore?

«Il dispiacere: essere vittima a 16 anni, essere accusati di reati così gravi come la violenza e gli atti persecutori a 16 anni. È terribile. Viviamo in una società che non offre buoni esempi».

La scuola non ha invece ancora ricevuto comunicazioni rispetto alla decisione del giudice del Tribunale dei minori di Roma, comunicata ieri dall’avvocato del ragazzo, di farlo rientrare a scuola. Il giudice ha confermato il provvedimento restrittivo della permanenza in casa, ma ha autorizzato l’esercizio del diritto allo studio, il giovane potrà già da oggi tornare a frequentare le lezioni, dalle quali era stato allontanato lo scorso 29 gennaio dai carabinieri, nella stessa scuola frequentata, anche se in sezioni diverse, dalla sua ex ragazza.

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