Non solo infiltrazioni, a Latina la mafia è locale

Non solo infiltrazioni, a Latina la mafia è locale
di Marco Cusumano
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Martedì 18 Settembre 2018, 14:40
Non si può più parlare soltanto di infiltrazioni mafiose. La mafia a Latina e provincia diventa sempre più una realtà autoctona, come dimostrano le recenti indagini Aleppo e Alba Pontina.

La prima, culminata con gli arresti della famiglia D'Alterio e dei complici a Fondi, è una sorta di prosecuzione ideale dell'indagine Damasco che, con sentenza definitiva, ha posto il sigillo sulla presenza mafiosa a Fondi. Ma mentre in quel caso al vertice del gruppo c'erano i fratelli Tripodo, legati al clan della ngrangheta calabrese, ora le organizzazioni criminali si sono sviluppate in ambito locale.

E come conferma il comandate dei carabinieri di Latina, il colonnello Gabriele Vitagliano, la mafia si sta radicando nel territorio per conquistare importanti sistemi produttivi. «E' un andamento - spiega Vitagliano - al quale assistiamo in ambito regionale e provinciale: nel Lazio si è radicata una diffusa imposizione di metodi mafiosi per conquistare sistemi produttivi importanti. L'operazione di Fondi è un tassello fondamentale che si inserisce però in un quadro più ampio. Abbiamo individuato alcuni obiettivi importanti in provincia e ci stiamo muovendo per contrastare il fenomeno in maniera efficace. La chiave di lettura è la contestazione del 416 bis che però assume caratteristiche diverse rispetto al passato».

Non più sanguinose sparatorie in mezzo alla strada, ma un sottile ed efficace lavoro di intimidazione legato soprattutto al proprio nome. Un nome che diventa una sorta di brand criminale, volendo importante un termine usato nel marketing, un marchio che funziona meglio di qualsiasi minaccia perché esso stesso è una minaccia.

«Basta il nome dei D'Alterio - spiega Vitagliano - per attuare l'intimidazione che nasce dalla consapevolezza degli operatori economici che non si può fare altrimenti. La famiglia dominava nel settore e imponeva ogni decisione. E' un po' l'atteggiamento mentale nei confronti dell'autorità statale che si accetta e basta. Dico questo perché è una riproposizione di un tipo di atteggiamento criminale simile all'indagine Mondo di mezzo. Ormai si sta sedimentando la consapevolezza che si tratta di metodi mafiosi anche quando non c'è il soldato del clan a spargere sangue».

Ma per individuare un sistema così sofisticato occorre essere presenti. «Voglio sottolineare infatti - spiega Vitagliano - che l'inchiesta parte dal territorio, questa è la nostra forza sul piano operativo. Le indagini cominciano dagli incendi di autoveicoli tra il 2014-2015. Essere sul posto e parlare con le persone fa la differenza. L'indagine è della Dda ma fondamentale è stato il ruolo della tenenza locale». La stessa forza intimidatoria dei D'Alterio l'abbiamo vista nel clan Di Silvio sgominato dalla Questura con l'operazione Alba Pontina.

A Latina e provincia, secondo l'ultimo rapporto della Regione Lazio, sono attivi 34 clan sui quali si è indagato negli ultimi 4 anni. Gruppi che guardano soprattutto agli affari: il rapporto tra numero di aziende confiscate e numero di aziende registrate è più che doppio rispetto alla media nazionale.

Marco Cusumano
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