Christian Sodano, parla il killer di Cisterna di Latina: «Così ho finito Renée, non volevo farla soffrire»

Il finanziere racconta la sua verità sul duplice omicidio. "Volevo suicidarmi, ma poi ho sparato a loro"

Christian Sodano, parla il killer di Cisterna di Latina: «Così ho finito Renée, non volevo farla soffrire»
di Vittorio Buongiorno e Marco Cusumano
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Giovedì 15 Febbraio 2024, 12:25 - Ultimo aggiornamento: 12:26

L'INTERROGATORIO

Christian Sodano è affacciato alla finestra di un'elegante palazzina nel quartiere "Q4", alla periferia di Latina, quando vede arrivare i poliziotti della Squadra Mobile. È tranquillo, non dà segni di reazione. Apre la porta agli agenti guidati dal vicequestore Mattia Falso, sa benissimo perché sono lì. La pistola è sul divano. Non c'è il caricatore. Verrà trovato nell'Audi con cui il maresciallo è tornato a Latina scappando dalla villetta di Cisterna dove ha ucciso le due donne, la madre e la sorella della sua fidanzata. Sul posto arriva anche il suo avvocato, Lucio Teson. Lo ha chiamato lo zio, preoccupatissimo, da Bologna dove si trovava per una breve vacanza, dopo aver ricevuto la telefonata dal nipote.

Già nelle prime dichiarazioni il finanziere di 27 anni ammette tutto.

Dice di aver sparato sei colpi, prima quattro e poi altri due, uccidendo Nicoletta Zomparelli (49 anni) e la figlia Renée Amato (19 anni). Le dichiarazioni spontanee che rilascia nell'immediatezza e poi quelle a notte fonda durante un interrogatorio formale davanti al sostituto procuratore Valerio De Luca e agli agenti della Squadra Mobile confermano, sostanzialmente, quello che la ex compagna scampata alla morte, Desyrée Amato, sta raccontando ai poliziotti in una stanza del commissariato di Cisterna. Ma c'è una differenza importante. L'unica che un domani potrebbe incidere davanti ai giudici. Sodano ammette di aver preso la pistola d'ordinanza che aveva lasciato in auto e di essere tornato verso la villetta, di aver visto Desyrée urlare e fuggire. Sostiene che voleva suicidarsi ma poi dice di aver visto all'improvviso madre e figlia arrivare velocemente verso di lui e di essere stato «preso dal panico». Dirà l'autopsia e forse una perizia balistica come ha sparato, se ha preso la mira come al poligono, con freddezza, o se ha usato l'arma agitando il braccio in modo inconsulto.

LA SUA RICOSTRUZIONE

Quando Sodano ricostruisce gli eventi conferma parzialmente quanto sta dicendo Desyrée. Ma ne fornisce una versione attenuata, edulcorata, sbiadita. Quando sfonda la porta del bagno a calci racconta che voleva parlare con lei, che le diceva di volersi uccidere. Conferma di averla inseguita fin nella camera della sorella, ma anche qui dice che non voleva uccidere, che voleva solo parlare. Dice anche che ci teneva alla ragazza, che erano stati bene nella recente vacanza a Cuba. Era convinto che tutto si potesse aggiustare, che la loro relazione potesse proseguire. Per tutto il giorno Sodano non perde mai la calma. È un ragazzone alto con la faccia da ragazzino, l'espressione pulita. Forse per questo nessuno avrebbe potuto immaginare cosa covava dentro. Ieri pomeriggio la polizia e i finanzieri hanno perquisito anche un alloggio di servizio che il giovane utilizzava a Fiumicino. Nel frattempo, oltre all'Audi A3, sono stati sequestrati la pistola, il caricatore e anche tutto quello che c'era nell'auto: il materiale servirà per capire cosa avesse in mente e se avesse premeditato di uccidere. Certo, aver portato la pistola con sé, malgrado la ragazza le avesse chiesto di non farlo, non lo aiuterà a difendersi davanti ai magistrati.

"FREDDO E ASETTICO"

Il suo avvocato, Lucio Teson, commenta l'interrogatorio: «Ha parlato a lungo rispondendo a tutte le domande con assoluta tranquillità, senza atteggiamenti particolari, in maniera direi asettica. Ha spiegato che non voleva uccidere Desyrée e infatti pur avendola raggiunta in casa, con la pistola in mano, non le ha sparato. Sostiene di aver preso la pistola per suicidarsi, ma poi l'ha usata contro le vittime». Durante l'interrogatorio Sodano ha detto di essere tornato in casa per sparare un ulteriore colpo a Renée, non ancora deceduta, «perché non volevo farla soffrire».

L'avvocato sostiene che non ci siano precedenti episodi di violenza da parte di Sodano, neppure atteggiamenti ostili che avrebbero potuto rappresentare un campanello d'allarme. Per questo motivo non risultano verifiche sulle sue condizioni psicofisiche legate all'idoneità al possesso della pistola d'ordinanza. Il finanziere di 27 anni viveva con gli zii, dopo aver perso entrambi i genitori. Una famiglia in divisa: il padre era finanziere, la madre poliziotta e lo zio con il quale viveva è stato un carabiniere, oggi in pensione. È stato lui negli ultimi anni il punto di riferimento per Sodano che infatti lo chiama subito dopo aver commesso il duplice omicidio.

 

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