Milano Fashion Week, Gucci nel giardino incantato

Milano Fashion Week, Gucci nel giardino incantato
di Anna Franco
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Giovedì 23 Febbraio 2017, 14:05 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 14:34


«Mi sento un alchimista, che prende le cose povere e le trasforma in oro», commenta Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, una delle sfilate più attese della prima giornata di passerelle milanesi, con le proposte per il prossimo autunno/inverno. «Sono partito da un erbarium prosegue e ho iniziato a stampare fiori sui tessuti, ma senza scienza e senza regola». Nella serra immaginifica della griffe, dove campeggia una piramide di specchi, c'è un giardino fantastico, dove si sperimentano nuove forme e i tessuti reagiscono in modo inaspettato tra loro. Il mondo moderno è momentaneamente accantonato, lasciato dietro il vetro della serra affinché non contamini la ricerca con le sue regole. Non a caso, l'invito alla sfilata, che si è tenuta nel nuovo Gucci Hub, un'ex fabbrica aeronautica, cavalca l'onda della nostalgia ed è un vinile.

RIMANDI
Michele racconta che la vita è complessa, ricca di contraddizioni. Così, in pedana si alternano mix di culture, richiamo all'amore per gli orientalismi tipico dell'Inghilterra del primo Novecento. Occidente e Oriente si incontrano nei completi di maglia, la signora bon ton cammina con un ombrellino da geisha. Fiori ed erbe appaiono su abiti kimono o su tailleur dall'accento mongolo. I metalli danno una patina lucente a trench in pitone, oltre che spruzzare tuniche multicolor e leggins. I tocchi di bagliore fanno sperare, tra sacerdotesse e mise simili alla bauta, la maschera veneziana, di trovare la formula aurea. Gonne plissé o bordate di passamanerie, tutte mai sopra il polpaccio, e giacche over arabescate vestono una donna che si trasforma: su una cartella in pelle appare il disegno di una tigre alata. Le borse si fanno marsupio o si triplicano sulle spalle.

MOLTEPLICITÀ
Anche Fay, a suo modo, ovviamente, si rivolge alla molteplicità delle donne. «Cerchiamo di vestire realmente le persone», affermano, infatti, i due designer Tommaso Aquilano e Roberto Rimondi. La loro musa è Jasmine Le Bon, icona di un punk soft anni Novanta, amabilmente alleggerito. I tailleur con spalla maschile e morbida in lana cashmere Principe di Galles poggiano su gonne corte a pieghe col punto vita sottolineato da cinture alte. «Mixiamo quotidiano ed elegante proseguono gli stilisti Lo stesso accade per le borse, con la tracolla intercambiabile».
Il corpo, sotto le forme maschili dei capispalla, è evidenziato da pantaloni aderenti in maglia punto stop e da smilzi dolcevita. In passerella anche il montgomery, rivisto in angora, in vernici doublè e in più lunghezze e silhouette. Il tutto è impreziosito da stampe o applicazioni di gioielli, «perché abbiamo immaginato la bigiotteria come un ricamo, che illumina anche la maglieria», che va da quella in cashmere iperlight a quella in ciniglia spessa.
N21, invece, si rifà agli anni americani di Anna Magnani e al film La Rosa Tatuata. Alessandro Dell'Acqua pensa a outfit dalla spiccata sensualità. Le giacche stile college hanno inserti sportivi, ma accentuano il lusso grazie a bottoni gioiello e si abbinano ad abiti crêpe de Chine. Punto forte della collezione le maglie jacquard, che riproducono mirabilmente i leitmotiv del film.

IL FUTURO
Milano, intanto, già pensa alla fashion week di settembre. Carlo Capasa, presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana, ha, infatti, annunciato che la sostenibilità è diventato un fattore imprescindibile per la moda e che dal tavolo relativo è nato un progetto in collaborazione con la Eco-age di Livia Firth, moglie del celebre Colin e paladina della causa ambientale. Il prossimo 24 settembre il Teatro alla Scala ospiterà il Green Carpet Fashion Award Italia, al quale saranno presenti nomi storici del lusso e designer emergenti.

 

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