Regno Unito, «C'è il Covid, niente chemio per 3 mesi»: così hanno condannato a morte Kelly

Regno Unito, «C'è il Covid, niente chemio per 3 mesi»: così hanno condannato a morte Kelly
di Simona Verrazzo
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Domenica 18 Ottobre 2020, 07:33 - Ultimo aggiornamento: 12:04

Vittime indirette del Coronavirus: tutte quelle persone che, a causa della pandemia, non possono essere curate per malattie rare, croniche, degenerative, oncologiche. Ed è quello che è successo a una giovane donna nel Regno Unito, diventata simbolo delle carenze sanitarie emerse in tutto il mondo dal Covid-19. Kelly Smith è morta a soli 31 anni di tumore all'intestino, lasciando un figlio di 6 anni.

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LE TESTIMONIANZE
Una tragedia che forse si sarebbe potuta evitare se non fosse che, a causa del lockdown, ha dovuto subire uno stop di sei settimane alle sue sedute di chemioterapia, con gli ospedali d'oltremanica impegnati fino al collasso per l'emergenza causata dal Coronavirus. A raccontare la sua storia è il quotidiano Daily Mail, che ha raccolto la testimonianza dei genitori della ragazza e quella di altri malati che temono di fare la sua fine. Kelly Smith era nata a Macclesfield, in Inghilterra, e faceva l'estetista, quando a marzo le hanno comunicato l'interruzione delle sue terapie. Lei aveva capito immediatamente la gravità della situazione, essendo già da tre anni in cura, sottoposta a cicli di chemioterapia e immunoterapia.
Già nei mesi scorsi aveva dichiarato di aver paura di morire, per via di questa decisione, e così è stato, tanto da spegnersi soltanto tre mesi dopo, a giugno. La sua morte ha aperto un dibattito sulla scelta del Sistema Sanitario Nazionale (NHS) britannico tra chi salvare e chi no, lasciando gli ospedali a servizio esclusivo dei pazienti Covid ma a scapito degli altri malati. E ora, al Daily Mail, i genitori di Kelly accusano la Sanità di aver scambiato la vita della loro cara con quella di altre persone. Mandy, la madre della giovane, e il patrigno Craig Russell hanno avviato una petizione che ha già raccolto oltre 316.00 firme, per chiedere al governo di porre fine ai ritardi nel trattamento del cancro durante questa pandemia.
La coppia ha anche incontrato il ministro della Salute britannico, Matt Hancock. «Il cancro è una minaccia molto più grande di quanto il Covid possa mai essere ha dichiarato l'uomo a nome anche della moglie Ogni giorno 500 persone muoiono di cancro e quei numeri stanno iniziando ad aumentare perché non ci sono cure. Purtroppo è troppo tardi per Kelly, ma c'è ancora tempo per salvare altre persone».
E la storia di Kelly non è la sola e sono agghiaccianti le altre testimonianze. È il caso di Beth Purvis, 41 anni e due figli.

A lei è stata annullata all'ultimo momento l'operazione di asportazione del tumore al polmone, che nel frattempo si è diffuso anche al cervello. Maxine Smith, 31 anni e anche lei madre di due bambini, ha un tumore cervicale e ha anticipato il suo matrimonio: dopo essere state interrotte, le sue cure sono riprese e lei è stata dichiarata fuori pericolo ma, non sapendo se il cancro ricomparirà, ha deciso di pronunciare il fatico Sì. A Jennifer Eldridge, 40 anni e pure per lei con due figli, hanno diagnostico con quattro mesi di ritardo un tumore al colon-retto, prevedendole soltanto due anni di vita.


L'ALLARME
Sia il mondo della politica sia quello medico stanno lanciando l'allarme. Anche tra le fila del Partito Conservatore del premier Boris Johnson sono molte le perplessità e le critiche su come prima e adesso si sta affrontando la pandemia. «Questa ossessione per un problema, il Covid, è disastrosa ha dichiarato Iain Duncan Smith, ex leader dei Tories Un secondo blocco sarebbe un disastro assoluto in termini di salute: meno malati di cancro riceveranno cure e ci saranno più morti».
Dello stesso avviso è Keir Starmer, da aprile nuovo leader del Partito Laburista, all'opposizione. «Il cancro non è una malattia in cui si possono mettere le persone in disparte per tre mesi ha dichiarato Karol Sikora, consulente oncologo presso l'Università di Buckingham Non è come la sostituzione dell'anca o la chirurgia della cataratta, in cui i pazienti in lista d'attesa affrontano un immenso disagio: se il cancro non viene diagnosticato e trattato prontamente, può diffondersi e più persone moriranno».

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