I tedeschi si sono svegliati con un vincitore, il socialdemocratico Olaf Scholz, ma non hanno ancora un cancelliere. E vivono da oggi una nuova repubblica, che vedrà il potere fondato sull'accordo fra i partiti: non quelli grandi, stavolta il gioco è in mano ai giovani leader di Verdi e liberali, che inizieranno ad accordarsi innanzitutto fra loro. L'Spd ha dunque strappato il primo posto e Scholz ha rivendicato il mandato a costruire un governo cosiddetto 'semaforò. Ma Armin Laschet, che rischia di vedere finita la sua carriera politica, ha replicato con un invito «all'umiltà». «Con il 25% non si può rivendicare la cancelleria», secondo lui.
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Il leader dell'Unione ha rilanciato la prospettiva di aprire un tavolo per la coalizione "Giamaica" fra conservatori, ecologisti e Fdp, soprattutto se Scholz dovesse fallire.
Linke, dato disastroso
Anche questo dà il senso di quel che è successo ieri. È vero che la distanza dalla Cdu-Csu è sottile, i socialdemocratici hanno preso il 25,7% contro il 24,1% dei conservatori. Ma hanno conquistato oltre 5 punti rispetto al 2017, mentre Cdu e Csu ne hanno persi quasi nove. E le analisi su Laschet restano impietose: il candidato debole non ha convinto il suo stesso elettorato perdendo tanti consensi addirittura fra gli anziani, che si sono invece fidati delle competenze del ministro delle Finanze. Stando ai risultati ancora non definitivi, i Verdi hanno ottenuto il 14,8%, i liberali l'11,5%, Afd il 10,3 mentre la Linke ha solo sfiorato la soglia di sbarramento con un disastroso 4,9%. Resterà comunque nel Bundestag grazie ai tre collegi vinti, che le assicurano anche il recupero della quota proporzionale di seggi.
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Il ridimensionamento dei grandi partiti tradizionali è comunque la vera novità di queste urne: l'era post Merkel vedrà la fine della democrazia dei cancellieri, ripete da settimane il politologo Herfried Muenkler, ed è stato Christian Lindner ad annunciare la decisione di aprire dei colloqui esplorativi preliminari con i Verdi, nella persone del co-leader Robert Habeck. Una scelta che gli ecologisti hanno accolto: le premesse sono difficili, ma potrà nascere «qualcosa di nuovo». Affiancato da Annalena Baerbock, la stella inciampata nei tanti errori che hanno punteggiato la sua campagna elettorale, come ha ammesso lei stessa, Habeck ha riacquistato centralità nel partito. E ha assicurato di aver «già chiarito» internamente la questione di chi sarà vicecancelliere: la casella decisiva spetta stavolta a lui, ha rivelato la Faz.
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