Israele, l’errore degli 007 su Damasco: «Sottovalutata la reazione all’attacco»

Il mancato coordinamento tra Mossad e difesa e la convinzione (fallace) che non ci sarebbe stata una risposta

Israele, l’errore degli 007 su Damasco: «Sottovalutata la reazione all’attacco»
di Lorenzo Vita
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Venerdì 19 Aprile 2024, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 13:43

La risposta israeliana al raid iraniano è stato un vero successo? Dal punto di vista militare, per la maggior parte degli analisti non ci sono dubbi. Israele e i suoi alleati hanno intercettato il 99 per cento dei droni e dei missili lanciati dall’Iran. Ma alcuni esperti iniziano a fornire anche un’altra versione di quanto accaduto in quelle ore drammatiche. E l’idea di molti è che dietro il successo militare vi sia un clamoroso errore di calcolo dell’intelligence israeliana. E che secondo il New York Times riguarda le ipotesi sulla risposta che l’Iran avrebbe dato al raid su Damasco. Secondo i documenti visionati dal quotidiano, i servizi israeliani non sembrano avere avuto idee chiare sulla possibile reazione dell’Iran a quel bombardamento che ha ucciso alti funzionari dei Guardiani della Rivoluzione. In un primo momento pensavano a un lancio di una decina di razzi, poi diventati circa 60 o 70 secondo le più oscure previsioni dell’intelligence. In altri momenti pensavano a una reazione che sarebbe partita dai “proxy” e solo gli ultimi giorni prima dell’attacco, con l’intervento dei colleghi americani, la stima sarebbe cresciuta avvicinandosi ai numeri visti nella notte dell’attacco.

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Un errore che si aggiunge alle accuse rivolte dal Jerusalem Post riguardo il mancato coordinamento tra agenzie di intelligence.

In particolare, tra quella militare e il Mossad. Secondo il quotidiano, il successo dello “scudo” avrebbe coperto un nuovo fallimento dell’intelligence delle Israel defense forces. La Difesa non solo non avrebbe interagito in alcun modo col Mossad, ma avrebbe fatto affidamento su modelli “passati”. Poiché l’Iran non aveva mai risposto in modo feroce ai vari raid, gli analisti delle forze armate si sarebbero convinti che Teheran avrebbe fatto lo stesso anche questa volta. Senza calcolare che la Repubblica islamica poteva invece sfruttare l’attacco per dare una risposta spettacolare. Un errore non diverso da quanto avvenuto prima del 7 ottobre, quando Israele aveva ricevuto gli alert riguardo le attività di Hamas, ma tutti credevano che l’organizzazione non avrebbe osato attaccare in massa lo Stato ebraico compiendo strage di civili. Un fallimento che per le fonti israeliane avrebbe anche un motivo. E cioè che da quel tragico giorno di ottobre, chi tra i vertici aveva sottovalutato Hamas è ancora al suo posto.

«Tutte le azioni operative in Israele e nel mondo sono state effettuate da anni con la piena collaborazione tra Shin Bet, Idf e Mossad», hanno spiegato le forze armate al giornale israeliano. Ma i dubbi restano. Non solo per i documenti del Nyt, ma anche per le indiscrezioni trapelate Oltreoceano e che dicono che Washington non avesse saputo nulla del raid fino a pochi minuti prima dell’attacco.

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