Oggi venerdì 13 ovvero jihad day. «Dichiariamo il 13 ottobre "Il venerdì dell'alluvione di Al-Aqsa" come un giorno di mobilitazione generale nel nostro mondo arabo e islamico e anche tra i popoli liberi del mondo» ha dichiarato uno dei leader di Hamas, Khaled Meshal, attualmente residente nel Qatar, in un video circolato in questi giorni che ha subito alimentato timori di manifestazioni fuori controllo.
«È un giorno per raccogliere sostegno, offrire aiuto e partecipare attivamente. È un giorno per denunciare i crimini dell'occupazione, per isolarla e per sventare i suoi piani aggressivi. È un giorno per dimostrare il nostro amore per la Palestina, Gerusalemme e Al-Aqsa. È un giorno di sacrificio, eroismo e dedizione e per guadagnarsi l'onore di difendere la prima Qibla dei musulmani, la terza moschea più sacra e l'ascensione del Messaggero fidato».
Meshaal ha anche aggiunto che i governi e i popoli di Giordania, Siria, Libano ed Egitto hanno il dovere primario di sostenere i palestinesi.
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In questi giorni diversi governi europei sono corsi ai ripari e sono intervenuti per impedire manifestazioni a sostegno dei palestinesi. In Germania il governo ha messo al bando una associazione come Samidoun, i cui componenti avevano festeggiato in strada, a Berlino, l'attacco contro Israele. I suoi militanti, quel giorno, avevano distribuito dolci arabi ai passanti «per celebrare la vittoria della resistenza», come aveva scritto su Instagram la stessa organizzazione.
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La stessa cosa ha fatto la Francia e il ministro francese dell’Interno Gérald Darmanin ha ordinato il divieto di tutte le manifestazioni pro-palestinesi e il fermo degli organizzatori e dei «facinorosi che turbano l’ordine pubblico».
In Gran Bretagna anche solo sventolare la bandiera palestinese è motivo per avere guai con la polizia secondo le nuove disposizioni che sono state diffuse.