Slovacchia, l'opposizione accusa il governo: «Inviati all'Azerbaijan gli obici promessi all'Ucraina»

Slovacchia, l'opposizione accusa il governo: «Inviati all'Azerbaijan gli obici promessi all'Ucraina»
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Venerdì 17 Maggio 2024, 17:04

A settembre la Slovacchia ha annunciato lo stop all’invio di armi all’Ucraina, limitando il sostegno al Paese vicino in termini «civili e umanitari». Ora il politico dell’opposizione slovacca Juraj Krupal rivela che il governo ha dato priorità all’adempimento degli ordini di difesa dell’Azerbaijan rispetto all’accordo in corso con l'Ucraina.

La fornitura

Baku, secondo Krupal, ha stretto un accordo con la società ceca Excalibur Army per i sistemi di artiglieria semovente Dita. Gli obici sono prodotti nella fabbrica di Konštrukta-Defence in Slovacchia e sono gli stessi utilizzati sui sistemi Zuzana 2 che l’Ucraina, a corto di mezzi e munizione nella guerra contro la Russia, sta aspettando. Nello specifico, Krupa afferma che i componenti destinati a equipaggiare Zuzana 2 sono invece finiti nei sistemi Dita e preannuncia che solleverà la questione davanti alla Commissione di difesa. Il politico sottolinea che la Slovacchia si è impegnata a esportare sedici obici Zuzana 2 in Ucraina, ma il ministro della Difesa Robert Kaliňák ha dato priorità all’ordine del produttore ceco e dell’Azerbaigian rispetto al contratto firmato con il produttore di armi nazionale e Kiev. La notizia viene riportata da Defense Express, che suggerisce di non trarre conclusioni affrettate e di considerare attentamente tutti gli aspetti di questa vicenda. Innanzitutto «i veri clienti» dei sedici cannoni semoventi Zuzana 2 per l’Ucraina sono Danimarca, Germania e Norvegia, che hanno siglato un accordo nell’ottobre 2022 e hanno stanziato congiuntamente fondi per 92 milioni di euro necessari per acquisto. Si trattava di un ordine aggiuntivo, che estendeva il precedente contratto su otto Zuzana tra il produttore slovacco e l’Ucraina, firmato nel giugno 2022. Finora il materiale fornito nell’ambito di questo contratto aggiuntivo ammonta a soli due obici. Il loro arrivo in Ucraina è stato annunciato il 1° agosto 2023 e da allora non sono stati diffusi ulteriori aggiornamenti. Questo nonostante i media slovacchi abbiano scritto che i restanti quattordici dovrebbero essere consegnati «nei prossimi mesi», con l’ultimo lotto previsto entro l’inizio del 2024. La scadenza è passata senza che nulla sia avvenuto e nel frattempo governo della Slovacchia è cambiato dopo le elezioni tenutesi nell’autunno del 2023: all’epoca il premier Robert Fico - che ora lotta per la vita a seguito dell’attentato in cui è rimasto vittima due giorni fa - nonostante la sua riluttanza a inviare aiuti a Kiev aveva promesso che non avrebbe interferito con i contratti di fornitura di armi di difesa destinate alle forze armate ucraine. «Allo stesso tempo - rimarca Defense Express - dobbiamo tenere presente che l’assenza di notizie da parte dei media sulle forniture non significa sempre che le consegne non avvengano».

Operazione militare

Per quanto riguarda il contratto tra la società ceca Excalibur e l’Azerbaijan, Krupa precisa che si tratta di circa settanta obici Dita, un accordo di assoluta rilevanza che né Baku, né Praga, né Excalibur hanno annunciato ufficialmente. «È necessario di nuovo sottolineare - scrive Defense Express - che anche se non esiste alcuna notifica ufficiale di vendita di armi, non è garantito al 100% che tale accordo non esista e che la fornitura non venga effettuata».

Tuttavia viene fatto notare che all’inizio di quest’anno il ministro della Difesa slovacco Robert Kaliňák ha visitato l’Azerbaijan e ha promosso le armi slovacche, incluso lo Zuzana 2. Il 19 settembre 2023 il governo di Baku ha avviato una «operazione armata» con l’intento di demilitarizzare il territorio del Nagorno-Karabakh, un’enclave armena situata all’interno del proprio territorio che non gode del riconoscimento delle Nazioni Unite come Stato indipendente. Questo conflitto, che ha preso il via nel 1991, ha il triste primato di essere il più lungo nella regione post-sovietica dell’Eurasia. Un alternarsi di fasi di stallo, trattative e, purtroppo, anche da riprese dei combattimenti. Nel settembre del 2020 gli scontri si sono protratti per sei settimane concludendosi il 10 novembre, quando la Federazione Russa ha mediato un cessate il fuoco. Questo conflitto ha provocato la perdita di oltre 7.000 militari e circa 170 civili, con un elevato numero di feriti. L’accordo che ne è seguito ha stabilito che l’Azerbaijan avrebbe assunto il controllo di sette distretti confinanti con il Nagorno-Karabakh, precedentemente sotto il controllo armeno. Inoltre, una parte sostanziale del Nagorno-Karabakh è ora sotto l’amministrazione dell’Azerbaijan, mentre il resto rimane sotto la supervisione di una forza di peacekeeping russa e continua ad essere governato da autorità locali autoproclamate.

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