Trump e il suo sogno non tanto segreto: «Il mio volto a destra di Lincoln a Mount Rushmore»

Trump e il suo sogno non tanto segreto: «Il mio volto a destra di Lincoln a Mount Rushmore»
di Anna Guaita
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Lunedì 10 Agosto 2020, 19:38 - Ultimo aggiornamento: 20:17

NEW YORK – Per gli indiani che furono cacciati col sangue dalle Black Hills, quel monumento non è che «il simbolo della supremazia bianca, un inno ai conquistatori che commisero un genocidio». Per molti americani invece Mount Rushmore è un omaggio alla storia e ai grandi presidenti del passato. Negli anni recenti, molti avevano anzi ipotizzato che su quella roccia nel South Dakota su cui sono scolpiti i volti di George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln, si dovevano aggiungere anche quelli di Franklin Roosevelt, John Kennedy and Ronald Reagan. Ma la parete della montagna ancora libera è stata da tempo definita «instabile». Nessun altro presidente può essere aggiunto.
 
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Questo non ha impedito a Donald Trump di sognare di vedersi effigiato alla sinistra di George Washington o alla destra di Abraham Lincoln. Lo ha detto negli anni passati, anche nel corso di pubblici comizi. E lo ha anche confidato alla governatrice del Dakota del Sud, Kristi Noem: «Il mio sogno è di vedere il mio volto sul monumento» le disse durante una visita allo Studio Ovale, nel 2018. Lei stessa al momento credette che il presidente stesse scherzando e si mise a ridere, ma si accorse che invece Trump era serissimo ed è subito tornata seria anche lei. Era l’autunno del 2018 e la Noem ha spiegato al presidente i motivi geologici dell’impossibilità di aggiungere altri volti. Ma per consolarlo ha aggiunto: «Mister President, venga nel Dakota del sud e scelga un’altra montagna!»
 
Il New York Times racconta che alla Casa Bianca la spiegazione della Noem non aveva convinto, tant’è che un funzionario qualche giorno dopo chiamò il quartier generale dell’agenzia federale che cura i parchi nazionali per chiedere quale fosse la procedura per aggiungere un volto su Mount Rushmore. E si sentì ripetere esattamente la stessa spiegazione data dalla governatrice.
 
Il presidente nega che ciò sia avvenuto, denuncia che si tratta di «fake news», anche se, incapace di trattenersi, ha reagito sostenendo: «Basandomi su tutte le cose che ho realizzato nei miei primi tre anni e mezzo di presidenza, più di ogni altro presidente, mi sembra una buona idea».
 
Può stupire che Trump sia così convinto che tutto vada bene, quando nel Paese i contagi da coronavirus hanno superato quota cinque milioni, i morti sono 165 mila, l’economia è in forte sofferenza, la crisi razziale è ancora infuocata, e i sondaggi danno il rivale democratico  Joe Biden in vantaggio continuo oramai da più di un mese. Ma è venuto fuori in questi giorni che i suoi collaboratori lo circondano di una specie di muro protettivo, offrendogli solo buone notizie e isolandolo dalle critiche, anche del suo stesso partito. Secondo il Washington Post, i suoi collaboratori «hanno paura» di presentargli dati negativi. Il problema però che così poi il presidente appare spesso impreparato o addirittura avulso dalla realtà. Un esempio lo ha dato l’intervista ad Axios, nella quale il giornalista Jonathan Swan gli citava numeri nero-su-bianco e lui rispondeva mostrandogli grafici e statistiche preparate dallo staff, non corrette o solo parziali.
 
Kristi Noem è comunque riuscita ad attirare Trump nel suo Stato e ai piedi del famoso monumento per il 4 luglio scorso, a celebrare la Festa dell’Indipendenza all’insegna del patriottismo. E in quell’occasione ha presentato al presidente una replica di 1 metro e 20 del monumento, con il suo volto scolpito a destra di Lincoln. La governatrice è considerata un astro nascente del partito repubblicano in veste trumpiana, e i pettegolieri avevano addirittura sostenuto che a novembre il presidente avrebbe potuto disfarsi del vice Mike Pence e scegliere invece lei. Ma il pettegolezzo è morto sul nascere, quando lei è andata di persona a parlare a Pence per negare simili ambizioni. 
 
Per la verità, Trump non è il solo ad avere sogni di grandezza circa Mount Rushmore... Anche il rappista Kanye West, che ha lanciato una bizzarra campagna per candidarsi alle presidenziali del 3 novembre, ha twittato un’immagine del monumento nella quale ha aggiunto se stesso.



 
 

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