Ucraina, cosa è cambiato in due anni di guerra? Il presidente di Missioni Don Bosco: «Tornare è uno choc»

A Leopoli e Kiev la vita va avanti, ma la normalità non esiste più: il racconto di Don Daniel Antúnez, Presidente di Missioni Don Bosco Onlus

Ucraina, cosa è cambiato in due anni di guerra? Il presidente della Missione Don Bosco: «Tornare è uno choc»
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Lunedì 22 Aprile 2024, 15:45 - Ultimo aggiornamento: 15:54

Camminare per le strade di Leopoli o di Kiev oggi fa uno strano effetto. Tutto sembra normale, i negozi sono aperti, le persone prendono caffé nei bar e vanno al lavoro. La vita continua e per un attimo potresti pensare di essere in una qualunque capitale europea. «Ma è un'illusione, appena te ne accorgi ti vengono i brividi» don Daniel Antúnez, presidente di Missioni Don Bosco Onlus è appena tornato da una missione di una settimana in Ucraina. L'ultima volta che era stato nel paese era appena scoppiata la guerra, il 24 febbraio 2022: «Ora è tutto diverso. Il paese di prima della guerra non esiste più, è stato spazzato via. Al suo posto c'è tanta stanchezza. Le ferite più profonde non sono le macerie degli edifici, ma quelle invisibili del dolore che ognuno porta dentro di sé» racconta. 

Cercare il futuro tra le macerie 

Al centro di Leopoli ora c'è un grande cimitero: tra le lapidi, le foto a colori ritraggono i volti di giovani soldati, tanti non hanno neanche 30 anni.

Il silenzio di quel luogo è un buco nero che ingoia il caos della città e cancella in un attimo l'idea che la vita possa essere normale. Lascia una domanda: «È possibile andare avanti?».

La risposta si trova a pochi metri da lì, nel centro salesiano che gestisce la comunità di accoglienza dei minori senza famiglia e il centro sportivo per la riabilitazione dei soldati mutilati costruiti da Missioni Don Bosco. Parte da qui il futuro che ora sembra impossibile immaginare. Così come per noi è impossibile immaginare cosa significhi aver vissuto due anni di guerra: «Il giorno che ero lì un bambino ha festeggiato il suo compleanno di 9 anni. Ha ricevuto una medaglia dall'esercito ucraino. Era la medaglia a suo padre, che non rivedrà più». 

 

L'Ucraina ieri e oggi: cosa fa la guerra ad un paese 

Chi, come Don Daniel, ha visitato l'Ucraina nel 2022 e ci torna oggi può dire di aver attraversato tre paesi diversi. L'Ucraina di prima del conflitto, quella dei giovani che manifestavano in Piazza Maidan con le bandiere europee e di cui ormai nessuno si ricorda più. Quella del 24 febbraio 2022, con le code alla frontiera e le famiglie in fuga, il terrore dell'invasione. E quella di oggi, con tante persone che sono tornate alle loro case ma per cui il futuro resta ancora un punto interrogativo, con una parte del paese ancora in mano ai russi. Come finirà? Quando finirà? È la domanda sospesa nell'aria che nessuno osa pronunciare. «La normalità non può esistere finché non tornerà la pace. Le sirene anti-aeree continuano a suonare, quasi quotidianamente in molte città. Le persone continuano a morire. Ci si abitua a tutto, anche alla guerra, ma noi dobbiamo fare lo sforzo di non dimenticarcelo: di non diventare indifferenti a ciò che sta succedendo» dice. 

Le missioni Don Bosco in Ucraina e la solidarietà italiana 

A chi ha scelto di restare, o di tornare, non resta altra via che resistere, anche grazie alle missioni di solidarietà internazionale che supportano la popolazione civile. Come i Salesiani che oltre all'orfanotrofio e al centro per soldati mutilati a Leopoli, hanno creato "Mariapolis", il villaggio di container che dà tetto a oltre 200 famiglie sfollate. A Kiev l'Onlus Missioni Don Bosco ha contribuito alla creazione di un rifugio antimissili per i civili.

Tante iniziative possibili anche grazie al grande aiuto arrivato dall'Italia, soprattutto nei primi mesi del conflitto: «Il 24 febbraio 2022 noi ci siamo subito attivati per garantire ai civili ciò di cui avevano bisogno, corridoi umanitari per lasciare il paese, aiuti materiali, con cibo e medicine nelle aree colpite, la risposta degli italiani è stata un'ondata di solidarietà» spiega Don Daniel.

Oggi però le cose sono diverse. «Dopo due anni si parla meno della guerra in Ucraina, anche le donazioni si sono ridotte. La guerra continua a uccidere però e di aiuto c'è sempre bisogno. Non possiamo dimenticare i nostri fratelli ucraini» conclude Don Daniel. 

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