Noi e un'altra America

Noi e un'altra America
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Mercoledì 22 Ottobre 2014, 06:08
L'ANTICIPAZIONE
La crisi economica degli anni dal 2007 al 2013 ha mostrato con chiarezza i limiti e le diseguaglianze che condizionano la qualità della vita da entrambe le parti dell'Atlantico. E nemmeno è possibile non vedere le diseguaglianze economiche, finanziarie, etniche che caratterizzano la società americana. La capacità di assorbimento delle diversità è messa continuamente alla prova, in un sistema economico-politico per sua natura flessibile, dinamico ma diseguale. Tuttavia, bisogna anche tener presente che dietro la supremazia degli Stati Uniti vi è una radicata e persistente volontà di conoscere gli ostacoli e di abbatterli. Talora ciò avviene grazie al superamento di sorprendenti chiusure mentali ma spesso la volontà di cambiare migliorando, di innovare, di creare le fondamenta per un mutamento profondo della qualità della vita sono caratteristiche intrinseche della cultura politica americana e spiegano nell'insieme il primato che a lungo la Federazione statunitense ha goduto rispetto agli altri paesi del mondo. Il primato genera rivalità, sospetti, avversione, invidia. Gli Stati Uniti non sono sempre amati nel mondo. L'antiamericanismo è una costante parallela al filo-americanismo. Eppure da questo parallelismo si deve prescindere per cogliere le caratteristiche e le radici di una capacità egemonica che, in particolare dopo il 1945 e sino ai primi decenni del XXI secolo, ha dominato la vita mondiale. La presenza del potere politico e militare degli Stati Uniti, quella della supremazia del dollaro, quella delle multinazionali che dagli Stati Uniti determinano le forme dello sviluppo e modellano i costumi, le arti, la vita quotidiana, è un aspetto della realtà attuale che può infastidire ma che non può essere negato. Così come non si può negare il fatto che anche in Europa esistano enormi diseguaglianze, problemi strutturali di ripresa economica che la crisi recente ha messo talora in drammatica evidenza; esistano i problemi derivanti dall'assorbimento e dalla necessità di equiparazione dei paesi ammessi nell'Unione dopo la fine della Guerra fredda.
L'UNIONE EUROPEA
È anche inevitabile vedere come l'Unione Europea, dopo aver mostrato una eccezionale capacità di attutire i dissensi storicamente più radicati per trasformarli in problemi interni a un sistema governato da regole giuridiche e dominato dalla convergenza di volontà politiche ed economiche, sia divenuta un esempio per il superamento delle tradizioni della diplomazia internazionale e un modello per la trasformazione delle regole di convivenza tra i popoli. Ma, ancora, appare difficile non vedere come dalla diversa maniera di affrontare i problemi interni l'Europa, nel suo insieme, abbia acquisito una forza economica sufficiente non solo per superare l'eredità distruttiva di due guerre mondiali combattute sul suo territorio, ma anche per crescere sino a dar vita a un insieme di regole sociali che certo non soddisfano tutti i bisogni ma collocano l'Unione Europea al di sopra di ciò che esiste in ogni altra parte del mondo. In questo parallelismo sono radicate le ragioni della convergenza. ...una sfida al cui interno la rivalità fra il dominio del dollaro e l'aspirazione dell'euro a essere la moneta di ultima istanza sono state ridimensionate, da potenziale concorrenza a crisi dell'euro, in vista di un compromesso che consenta la convivenza dominante delle due valute (...)
I modelli atlantici sono ormai così diffusi ovunque dalla propalazione dei mezzi di comunicazione di massa da essere divenuti sinonimo degli obiettivi sociali da raggiungere. Si tratta di obiettivi che negli Stati Uniti e in Europa riguardano un avvenire non prossimo. Ma sono anche obiettivi che, per i paesi in via di sviluppo, secondo i ritmi della Cina o dell'India oppure secondo quelli dei Brics o dei paesi che nel continente africano solo da pochi anni sembrano avviati ad uscire dalla miseria, riguardano mete assai più remote, poiché lungo è il cammino da percorrere prima che i diversi sistemi sociali possano garantire in modo equo qualità della vita comparabili (...)
Tutto ciò, infine, non riguarda un futuro remoto ma un futuro possibile. Non riguarda un futuro nel quale la crescita di nuovi soggetti provochi inevitabili conflitti. Il mondo atlantico dovrà affrontare novità travolgenti ma potrà mostrare agli altri soggetti della vita politica internazionale che il superamento dei dissensi, anche profondi, che accompagnano la vita degli uomini può avvenire in modo pacifico.
Ennio Di Nolfo
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