«Noi e l’agricoltura per chef»: la sfida dei ragazzi romani

«Noi e l’agricoltura per chef»: la sfida dei ragazzi romani
di Valeria Arnaldi
3 Minuti di Lettura
Sabato 28 Aprile 2018, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 09:47
«Valerio ed io eravamo in classe insieme alle scuole medie, al liceo abbiamo conosciuto Simone, poi loro all’università hanno incontrato Lorenzo. Hanno studiato tutti Biotecnologie Industriali, io mi sono laureato in Scienze Politiche. In comune abbiamo la voglia di proporre una visione diversa dell’agricoltura, sostenibile e innovativa ma anche competitiva». Thomas Marino, romano, 26 anni, racconta così la nascita del progetto The Circle, farm basata sul sistema acquaponico avviata circa un anno fa a Monte Porzio Catone, di cui è fondatore insieme agli amici di sempre, Valerio Ciotola, Simone Cofini, Lorenzo Garreffa, tutti romani, classe ’92, e con altre esperienze lavorative alle spalle. «Loro hanno lavorato nei laboratori di ricerca dell’università, io in una società di comunicazione». Poi la “vocazione” all’impresa sostenibile, «autofinanziata con un budget di 100 mila euro», sottolinea. «La sostenibilità è un trend ma soprattutto una necessità concreta. Problemi come la siccità e l’inquinamento della terra sono all’ordine del giorno anche in Paesi come il nostro. Abbiamo deciso di rimboccarci le maniche e creare una realtà agricola alternativa, sostenibile, che non rimanesse solo un bel modello, ma che fosse competitiva».

L’azienda ha il suo cuore in un impianto acquaponico. «L’impianto - spiega Simone Cofini, dottore in Biotecnologie Industriali con specializzazione sugli organismi vegetali e direttore Impianti dell’azienda - consente allevamento di pesci e produzione di ortaggi nello stesso spazio». 
L’acqua viene prelevata dalla vasca dei pesci, filtrata, depurata e usata per irrigare le radici delle piante coltivate in strutture verticali, non a terra, poi torna nella vasca. Insomma, per produrre alimenti di alta qualità si concimano le piante con gli scarti prodotti dai pesci, riducendo del 90% il consumo di acqua per chilo di prodotto rispetto all’agricoltura tradizionale. «Il nostro tipo di coltivazione - afferma Lorenzo Garreffa, dottore in Biotecnologie Industriali con specializzazione sulle microalghe e qui direttore della Produzione - punta a rendere competitivo e altamente tecnologico un settore arretrato.

Un’agricoltura consapevole, che produce prodotti di qualità, rispettando l’ambiente, fatta da persone competenti. Rappresentiamo il nuovo modo di fare agricoltura». L’impianto, «unico nel suo genere nel nostro Paese», consente coltivazioni personalizzabili. Nata a gennaio dello scorso anno, la farm ha iniziato la produzione qualche mese dopo, a giugno, suscitando subito l’interesse di grandi nomi della ristorazione. «I prodotti coltivati in questo modo sono di altissima qualità - dice Thomas Marino - ciò ci ha portati a interfacciarci con alcune tra le migliori realtà del territorio e siamo diventati pure un centro di ricerca. Lo chef Anthony Genovese, due stelle Michelin, ha portato dal Giappone il seme di una rapa e ce ne ha affidato la coltivazione. Questo sistema è più veloce della norma, in due mesi ha potuto introdurre l’ingrediente nei piatti del suo ristorante». 

I RISULTATI
Importanti i risultati qualitativi e da non sottovalutare quelli quantitativi. «Produciamo circa cinque tonnellate di erbe aromatiche e baby leaves, arriviamo fino a trenta per i pomodori». Da gennaio, hanno assunto due dipendenti. Il sistema funziona e apre nuove porte. «Siamo stati contattati da più imprenditori, in particolare in Veneto e Calabria, e perfino dal Ministero della Giustizia per avviare un progetto nelle carceri. Abbiamo vinto un bando europeo e nel medio periodo pensiamo di espanderci all’estero, abbiamo contatti avviati con Vietnam e Sud Africa. Inoltre, insieme ad altri amici, abbiamo lanciato la startup Orthoponics per coltivare vegetali sulle pareti dei palazzi». Meglio il lavoro nella farm o in ufficio? «Sicuramente, la farm - conclude Thomas - si lavora h24 ma permette di riavvicinarsi alla natura e dare il giusto valore alle sue risorse».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA