Alvaro Soler sbarca a Valmontone e confessa: «Non so ballare. Vorrei essere come Santana»

Alvaro Soler: «Sono il re delle hit estive ma il mio mito è Santana»
di Simona Orlando
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Mercoledì 8 Agosto 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 10:12
Ha un solo disco all’attivo, Eterno agosto uscito nel 2015, ma da allora non ha sbagliato un singolo. È un cecchino del pop, stabilmente in vetta alle classifiche: tre anni fa con El mismo Sol, nel 2016 con Sofia, nel 2017 con Yo contigo, tú conmigo, e ora è onnipresente con La cintura, certificato doppio platino, 106 milioni di ascolti in streaming. A soli 27 anni Alvaro Soler, faccia da bravo ragazzo, nato a Barcellona ma cresciuto fra Giappone, Spagna e Germania, anima latina che non sa ballare bene ed evita ogni machismo, vanta oltre 600 milioni di views nei video e 37 tra dischi oro, platino e diamante. Il 7 settembre lancia il nuovo disco Mar de colores, intanto è in tour in Italia, venerdì a Melilli (SR), sabato a Valmontone (Roma Outlet Summer Festival) e il 12 agosto a Forte dei Marmi (LU). In scaletta ci sono le sue hit, sul palco una band di sette elementi: «È uno spettacolo dinamico e divertente, con tanto di sax e ukulele. Io suono anche percussioni e chitarra». 

Re dei tormentoni: le fa piacere essere chiamato così? 
«Dipende da chi lo dice. Riuscire a fare un tormentone è una sfida, per niente facile, e per me è un complimento essere colonna sonora dell’estate altrui. Non sempre i tormentoni sono artistici, a volte si fanno solo per vendere singoli e incassare soldi e questo ha un po’ intossicato il giudizio, lo ha reso pregiudizio. I miei pezzi però si ascoltano anche d’inverno e non si sono fermati ad un’unica estate. Questa è la quarta».

La Cintura su web è fonte di parodia. È diventata “La Cultura” a Palermo capitale della cultura, la cintura di sicurezza in Sardegna, e la cantano gli anziani di una casa di cura... 
«Poi c’è la versione bio La verdura. Come faccio a non esserne felice? È uno spasso stimolare la creatività della gente».

Facile gestire il successo?
«A seconda del posto. In Italia mi riconoscono ovunque per via di X Factor e mi preparo ad essere fermato. In Spagna sono molto popolare in radio e non sempre mi riconoscono in strada. A Berlino, dove vivo, sembra non sia successo niente. È come tornare indietro di cinque anni».

Come mai funziona meno sul mercato sudamericano?
«Per entrarci bisogna essere molto presenti, ed è difficile, senza rinunciare a quello europeo. In compenso con il remix La cintura del rapper Flo Rida sto entrando in quello nordamericano».

Ha duettato con Jennifer Lopez in El Mismo Sol. Si sentiva all’altezza?
«Speravo di esserlo ed è andata bene. Con Flo Rida non ero più nervoso, ormai ho esperienza, speravo solo si presentasse per il videoclip. Con le star non si sa mai».

So che il suo team tedesco non approvava l’idea de La Cintura.
«È un testo sull’insicurezza, non su quanto sono cool. Mi sento scomposto quando ballo ma mi piace ballare, perciò volevo trasformare la mia debolezza in un punto di forza. Gli italiani sanno ridere di sé stessi ed ero sicuro funzionasse. I tedeschi hanno meno autoironia, non vedevano le potenzialità del brano, ma alla fine hanno accettato. Trovo noiose le autocelebrazioni».

Ha iniziato a 17 anni come concorrente del talent Tú sí que vales e nel 2016 è diventato giudice a X Factor. Lo rifarebbe?
«Sì ma non con un disco e un tour in arrivo. Per fare bene musica, devi fare solo quella. La tv è impegnativa. A X Factor, proprio perché avevo vissuto il ruolo dall’altra parte, con la mia band di allora, gli Urban Lights, mi limitavo a dare consigli ai ragazzi».

È stato invitato al matrimonio Ferragni-Fedez?
«No e nemmeno me l’aspettavo. Non siamo così intimi».

L’incontro artistico più importante della sua vita?
«Con Phil Collins. Sono cresciuto con le sue canzoni e due anni fa mi ha invitato sul palco per la sua Fondazione a Miami. Non cantava da molto tempo ed è stata una serata da pelle d’oca».

Che ci faceva con Carlos Santana? Gira una foto sul web.
«Sono andato a trovarlo per chiedergli un assolo sul mio brano nuovo. Purtroppo era impegnato con il tour. Era il mio duetto dei sogni».

Lei è sempre così solare. Non scrive mai nei momenti di tristezza?
«C’è questo aspetto più intimo e malinconico in Mar de colores, insieme alle canzoni più allegre. Sarà un mix di energia positiva e momenti di riflessione. C’è una ballata alla Coldplay, con me al pianoforte, accompagnato dai violini. Altrove mi sono un po’ ispirato alla trap e al reggaeton, ma senza fare esplicitamente né una né l’altra. Credo che il disco coglierà di sorpresa il mio pubblico».

I testi saranno più maturi?
«Sì, racconto ciò che sto vivendo, il bello e il brutto. Il bello è quasi tutto. Il brutto è che stare lontano dagli affetti è diventata la routine e non va bene. La mia famiglia a Barcellona, la mia base a Berlino, la mia fidanzata a Madrid. Devo cambiare qualcosa, dosare lavoro e vita privata. Se non dico stop io, non lo fa nessuno per me. Se non è maturità questa».
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