Brizzi indagato per molestie, ma per i pm l’inchiesta deve essere archiviata

Brizzi indagato per molestie, ma per i pm l’inchiesta deve essere archiviata
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Mercoledì 18 Aprile 2018, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 09:36

È stato iscritto sul registro degli indagati della procura di Roma per violenza sessuale il nome di Fausto Brizzi, il regista di “Notte prima degli esami”, accusato da alcune aspiranti attrici di abusi durante i provini. 

I pm hanno interrogato le ragazze che, a volto coperto, avevano raccontato la propria esperienza a “le Iene” e le circostanze degli abusi sono state confermate. Ma il “#Meetoo” in casa nostra non decolla, incontra il limite del codice penale: sei mesi di tempo per presentare le denunce, nulla a che vedere con il caso Harvey Weinstein, il produttore, travolto dallo scandalo sessuale negli Usa e cacciato dalla compagnia che porta il suo nome, dopo le accuse, arrivate anche a distanza di anni da parte di alcune attrici. Il fascicolo a carico del regista napoletano quarantonovenne è destinato all’archivio.  Adesso è possibile che alcune delle presunte vittime decidano di avviare un’azione civile per chiedere un risarcimento, ma senza il riconoscimento dei fatti sul piano penale e testimoni è molto difficile che le cause vadano in porto.

IL FASCICOLO
Lo scorso novembre, proprio dopo il caso esploso negli Usa, alcune ragazze, aspiranti attrici, avevano dichiarato in Tv di avere subito abusi e violenze dal regista durante i provini. Secondo diverse testimonianze, una decina, Brizzi avrebbe invitato le giovanissime in uno studio/appartamento per un casting, ma poi avrebbe tentato approcci sessuali e almeno in un caso si sarebbe anche spogliato davanti a loro. In particolare una, con il volto coperto, aveva riferito di essere stata costretta a cedere alle avances sessuali sempre più insistenti per costrizione. 
Quelle dieci voci si erano ridotte a tre denunce in tutto. Accuse pesanti di violenza sessuale formalizzate ufficialmente. Tanto da spingere la procura a ipotizzare il reato nei confronti del regista per fare accertamenti. Le donne sono state convocate e hanno descritto circostanze e fatti, le avances e l’insistenza di Brizzi, gli atti sessuali subiti e il disagio, dovuto alla pretesa da parte di una persona che in quel momento poteva decidere del loro futuro. Ma i fatti riferiti vanno troppo indietro nel tempo. Il codice penale prevede che le denunce siano presentate entro sei mesi dai fatti. Quindi la posizione del regista è destinata all’archiviazione. L’avvocato di Brizzi, Antonio Marino, ha sempre sostenuto l’estraneità del suo cliente ai fatti. 

LA VICENDA
Lo scandalo era esploso lo scorso novembre. Non erano state le presunte vittime ad accusare pubblicamente il regista, ne facevano piuttosto un identikit in Tv, senza nominarlo, anche se la trasmissione le “Iene” aveva tentato di contattarlo per avere una reazione sul “#Me too” di casa nostra. La voce circolava e così, era stata proprio la società che Brizzi aveva fondato, a prendere le distanze, suggerendo al regista di rinunciare al suo ruolo. La Wildside, creata nel 2009 da Brizzi insieme a Marco Martani, Mario Gianani, Lorenzo Mieli e Saverio Costanzo, lo aveva allontanato. Il regista aveva ceduto le proprie quote uscendo dal gruppo. Iol giorno successivo il nome di Brizzi era sui giornali. Pochi giorni dopo, a smentire una crisi coniugale era la moglie, Claudia Zannella. Poi era arrivata la trasmissione con le ragazze che lo indicavano come molestatore seriale. E le accuse avevano portato, qualche settimana dopo, la di Warner Bros Italia a cancellare dal sito il nome del regista di “Poveri ma ricchissimi”, film in uscita a Natale escludendolo dalla promozione. Poi erano scoppiate le polemiche e i battibecchi, con alcune attrici schierate da una parte, contro il processo mediatico, e altre pronte a dare il via a un “#Me too” all’italiana. 
Fino a quando è stato Luca Barbareschi ad annunciare pubblicamente di aver dato un lavoro per tre anni a Brizzi, a capo della sezione Eliseo cinema: «È un genio», ha detto. 
 

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