Circa 38 miliardi di spesa sono acquistati dai responsabili di enti locali e amministrazioni senza passare dalla Consip, provocando mancati risparmi milionari. Cosa si può fare?
«Abbiamo ridisegnato Consip da cima a fondo. Da un lato creando una struttura ad hoc che analizza i dati di spesa, stabilendo i benchmark, lo spread tra i vari beni e servizi, per avere un quadro sempre aggiornato da mettere a disposizione della Pa. Non solo. Cerchiamo di capire a che prezzi le aziende private acquistano sul mercato. Poi abbiamo creato tre divisioni che si occupano delle gare. Una per il settore dell’informatica; una per l’energia, la gestione degli immobili (pulizie, vigilanza), la sanità. La terza per gli altri beni e servizi: personal computer, autobus, buoni pasto. E, dato più rilevante, abbiamo fatto e vogliamo fare molte più gare per importi ridotti e con frequenze più ravvicinate».
Più gare, importi minori, più concorrenza?
«Consip vuole essere l’intermediario per eccellenza tra amministrazioni e imprese, un hub che seleziona e valorizza le aziende, sopratutto le Pmi, e offrire alle amministrazioni prodotti di qualità a prezzi competitivi. Per tradurre le migliori competenze e le migliori offerte in efficienza della Pa. Nel 2017 abbiamo “presidiato” circa 47,4 miliardi di spesa pubblica dai 38,8 dell’anno precedente su un montante complessivo di 91 miliardi. E sui nostri sistemi sono passati contratti di acquisto per 9,5 miliardi (+16% rispetto agli 8,2 miliardi dell’anno precedente), realizzando risparmi per circa 2,6 miliardi».
Molte amministrazioni non si rivolgono alla Consip..
«Non tutte lo fanno. Del resto non ci sono sanzioni per chi aggira le norme, nè controlli mirati. Noi ci poniamo il traguardo, sempre nei prossimi 3 anni, di aumentare il raggio di azione, coinvolgendo il maggior numero di amministrazioni. Con lo scopo di superare abbondantemente i quasi 700.000 ordini di acquisto già registrati nel 2017».
Come pensate di convincerle?
«Circa 38 miliardi di spesa “sfuggono” alla Consip. Stiamo mettendo a punto una mappa di come si spende e di chi non utilizza le convenzioni, delle zone fredde, di chi non è in regola. E vogliamo andare a “riscaldare” quelle amministrazioni, illustrando i benefici che otterrebbero».
Una specie di moral suasion?
«Qualcosa di più. Una azione che sia di incentivo per evidenziare i risparmi. Che sono enormi. Le cito qualche dato: nelle ultime gare sui server acquistati dalla Pa c’è stato un risparmio del 58%, sulla telefonia del 49%, per le stampanti 40%, energia 10%, gas naturale fino all’8%».
Poi però ci sono i ricorsi che spesso paralizzano tutto e fanno perdere soldi allo Stato?
«Ci sono state gare per grandi importi che hanno polarizzato il mercato su pochi operatori. E spesso si sono formate intese anticoncorrenziali che Consip ha segnalato all’Antitrust. Gare con importi di minori dimensioni sulla stessa filiera merceologica possono sicuramente diminuire la litigiosità ed evitare i ricorsi, attraendo al contempo le Pmi. Di certo vogliamo aumentare la produttività e ridurre la tensione tra le imprese. Perché bloccare una gara con un ricorso fa perdere soldi ai contribuenti e consolida posizioni dominanti, aumentando le patologie. Sarebbe opportuno evitare il blocco delle gare, prevedendo eventualmente un risarcimento se si accerta che il ricorrente aveva torto».
Quali sono le prossime gare in arrivo?
«Oltre a tutte le “classiche” iniziative che soddisfano i fabbisogni basilari delle amministrazioni (gas naturale, energia elettrica), c’è quella per il rinnovo degli impianti di illuminazione pubblica che vale alcuni miliardi ma su una durata pluriennale e suddivisa in diverse decine di lotti, e quella da 500 milioni per i farmaci biosimilari per terapie mirate come quelle oncologiche. Poi ci sarà la gara per il nuovo sistema informatico del Ministero dell’Istruzione e il “pacchetto” di circa 40 gare per i servizi museali. Infine, la gara per 1.600 autobus da distribuire in tutte le Regioni e una prima ipotesi per gli elicotteri delle forze dell’ordine».
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