Casamonica, il clan inchiodato da Debora, figlia di un ex della Magliana

Casamonica, il clan inchiodato da Debora, figlia di un ex della Magliana
di Valentina Errante
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Mercoledì 18 Luglio 2018, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 10:31

È figlia di un ex della Magliana la teste chiave: la donna che ha deciso di ribellarsi e raccontare il clan. In fuga da Liliana, detta Stefania, e Antonietta, le cognate “reggenti” che l’avevano segregata, accusandola di tradire il marito detenuto, minacciando con l’acido i vicini perché riferissero ogni cosa di lei. Debora Cerroni, classe ‘84, si è presentata in un commissariato di Bologna per denunciarle. È stata la moglie di Massimiliano Casamonica per dodici anni, dal 2002 al 2014. Un matrimonio con rito rom dal quale sono nati tre bambini. Ha conosciuto l’articolazione del clan, sa come si aiutano tutti e quali sono i loro valori, ha visto picchiare la gente. È lei a raccontare che la famiglia è legata da un comune senso di appartenenza «Per cui, alla bisogna o nei momenti di difficoltà, tutti (e sono tantissimi) sono a disposizione degli interessi della famiglia». Ha spiegato quale sia l’organigramma e come non esista un capo assoluto del clan, ma un reggente per ogni nucleo, che, però controlla «con una sua autonomia». Ha riversato agli inquirenti i suoi ricordi della parrocchia Don Bosco, in cui è stato celebrato suo ricordi, riferito dove le cognatee nascondevano la droga e, puntualmente, i riscontri sono stati positivi. Ma è stata in grado di riferire anche circostanze relative ai rapporti nel quartiere, come quelli avvenuti nella parrocchia di Don Bosco alla Romanina: «Lì è stato battezzato mio figlio Giuseppe e due figli di Giuseppe Casamonica (il cognato ndr) precisamente Manuel e Massimiliano. Inoltre i Casamonica avevano rapporti particolarmente stretti con alcuni preti di quella parrocchia, i quali frequentavano abitualmente varie abitazioni di Vicolo di Porta Furba».

IL MEMORIALE
«Benché la vita mi abbia dato tante cose negative, che sto pagando - ha scritto nel memoriale consegnato agli inquirenti - mi ha fatto avere anche tante cose belle ed incontrare pochissime persone speciali. Però nonostante questo, sono quasi sola. Lotto e lotterò sempre per i miei bambini, ma vorrei garantire loro un futuro perché purtroppo la vita mi ha dato quella malattia, che può essere anche che non mi verrà mai, anche perché qualcosa ora c’è, ma nella mia mente vedo che la mia vita è limitata voi mi avete aiutata a riprendere i bambini e avete arrestato quelle belve prive di rispetto, ignoranti, irrispettose nei confronti degli altri (e mi domando come abbia fatto io a sceglierlo) e per questo vi sarò sempre debitrice. Ma magari posso tradurvi tutto quello che volete o insegnarvi la loro lingua, oppure se tutto quello che vi ho detto e che dovrò ancora dirvi quando verrete qua, potrò testimoniare contro di loro ... anche se il mio rischio di vita si alzerà ... ti ripeto che queste cose le farò ugualmente anche perché avendo vissuto e convissuto con loro tutto questo tempo non solo ho perso la dignità di essere mamma (come avrei realmente desiderato per i miei bimbi) di essere donna e di essere una persona onesta, come in realtà mi sento. I miei bambini dovranno seguire esempi diversi».
 

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