Le famiglie coreane divise dalla guerra riunite dopo 60 anni

Le famiglie coreane divise dalla guerra riunite dopo 60 anni
di Anna Guaita
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Martedì 21 Agosto 2018, 00:52 - Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 14:06

Genitori vecchi di figli già anziani. Non si vedono da decenni, eppure la voce del sangue non mente. Sono bastati pochi secondi alla 92enne Lee Keum-seom per sentire un’ondata di amore per il figlio 71enne Sanghol. Gli ha teso le braccia, lo ha abbracciato con le lacrime agli occhi. E la sua prima domanda, lei che da ore si preoccupava di non saper trovare argomenti da condividere con il figlio che non vedeva da oltre 60 anni, è stata naturale, materna: «Quanti figli hai?». Questa è la scena che ha fatto il giro del mondo, che ha commosso milioni di persone. 
 



IL DISGELO
È la prima scena di una riunione fra famiglie della Corea del sud con i parenti rimasti nella Corea del nord durante la guerra del 1950-53. È uno dei segni del disgelo avviato dal presidente sud-coreano Moon Jae-in e dal dittatore del nord Kim Jong-un. Moon è stato quello che ha fatto il primo passo, lo scorso inverno, quando ha invitato il nord a partecipare alle Olimpiadi invernali, che si tenevano in una località del sud. Il “disgelo”, di fatto imposto a Washington, è poi continuato con un summit fra i due leader del Paese diviso, il 27 aprile, quando è stato deciso di aprire le porte a una riunione fra famiglie divise. Sono tre anni che le riunioni non si tenevano, in seguito all’escalation delle tensioni, ma quella in corso dovrebbe essere la prima di una nuova serie.

L’appuntamento è diviso in due parti: i primi tre giorni ci sono 89 sudcoreani che passano un totale di 11 ore insieme a 189 parenti del nord, nei tre giorni seguenti invece 83 nord coreani passeranno lo stesso lasso di tempo con i parenti del sud. Sono scene spesso strazianti, anche per l’età di quasi tutti i partecipanti. Padri e madri sono ultranovantenni, i figli sono settantenni. Il tempo gioca contro di loro. Difatti, da quando queste riunioni sono state realizzate, una prima volta nel 1985 (per il 40ennale della divisione del nord dal sud fra Unione Sovietica e Stati Uniti), e poi una ventina di volte dal 2000 in poi, ben 75 mila persone che avevano fatto richiesta di essere incluse nei gruppetti dello “scambio” sono decedute. Ce ne sono ancora 57 mila che fanno domanda ogni volta, madri, padri, fratelli rimasti separati dal resto della famiglia soprattutto durante la guerra. E molte di queste sono davvero avanti negli anni, e spesso non hanno notizia delle loro famiglie intrappolate al nord. 
 

LE DOMANDE
Ahn Seung-chun aveva fatto domanda, nella speranza di rivedere suo fratello. Ha vinto la lotteria nel sud, ma quando è arrivata ieri all’incontro nell’albergo di Monte Kumgang, ha scoperto che suo fratello era morto da tempo: invece ha incontrato il nipote.
Il numero di persone ammesse è sempre limitato, e se il sud tiene una lotteria trasparente e aperta a tutti, la procedura al nord è più fumosa, e si sospetta che la preferenza vada ai richiedenti più fedeli al regime. Prima di salire sugli autobus che li avrebbe portati all’albergo nel nord, i sud-coreani sono stati istruiti su come comportarsi. Anche una frase detta innocentemente può infatti essere male interpretata dai controllori che nel nord seguono tutti i visitatori. Ma spesso i parenti sono così commossi che non hanno molto da dire. La 99enne Han Shin-ja è rimasta seduta per ore in totale silenzio, con le lacrime che le scorrevano sul viso, mentre teneva strette le mani delle due figlie, dalle quali era stata divisa 68 anni fa.

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