FLUSSO
Tanto per cominciare, l’anniversario non è tondo, e quindi non ha niente di conclusivo, o tombale: 1977-2018. Quarantun anni di teatro, cinema e lirica, che partono da un primo gesto: la fondazione, a Napoli, della compagnia Falso Movimento. Poi, a parte alcune lettere capovolte, l’8 finale di 2018 è disposto in posizione orizzontale , «per evocare il numero infinito». Terzo buon indizio: il film di nove ore che scorrerà per le sale del Museo Madre è un “flusso” che non procede per ordine cronologico. «Tutto quello che ho creato, dentro il mondo del teatro, del cinema e della lirica, l’ho concepito come un flusso continuo. Ogni lavoro mi obbliga a fare tabula rasa. Voglio dire, non ho mai fatto dello stile una religione e non mi sono appoggiate a cose fatte, per questo la mia opera nel suo complesso può apparire disorientante» riflette Mario Martone. Prodotto dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, basato sui materiali provenienti dall’Archivio Martone e realizzato con la produzione esecutiva di Pav e il supporto della Fondazione Campania del Napoli Teatro Festival Italia, il film-flusso entra a far parte della collezione permanente del museo regionale campano. «Per me flusso è una parola importante, perché il movimento Fluxus che ha preso il via dalle idee di John Cage ha sempre fatto da ispirazione al mio lavoro. Il processo e il coinvolgimento dello spettatore vengono prima di ogni problema di linguaggio».
LIBERTÀ
Accanto a “flusso”, la seconda parola-chiave è “libertà”: «Ho sempre lottato perché i gruppi non fossero chiese chiuse e contro la cristallizzazione delle forme. Questa idea aperta del lavoro mi ha concesso la libertà di combattere contro i muri che ogni giorno si costruiscono in campo culturale e politico», continua il regista napoletano che, oltre ad aver diretto teatri stabili (il Teatro di Roma dal 1999 al 2000 e lo Stabile di Torino dal 2007 al 2017), ha vinto il Gran Premio della Giuria a Venezia per Morte di un matematico napoletano (1992), tre David di Donatello e vari premi Ubu per il teatro.
LEGGEREZZA
Quando Mario Martone debuttò a teatro, non aveva ancora compiuto 20 anni. Lo chiamarono a lungo l’enfant prodige. Di anni ora ne ha quasi 59, e se gli chiedi cosa quale nuova condizione spirituale gli ha consegnato la maturità, si prende una piccola pausa per pensarci: «Forse mi ha portato un po’ di leggerezza. È vero che gli ultimi miei spettacoli, La morte di Danton, Il sindaco del Rione Sanità, non possono dirsi leggeri, ma trovo che la mano che li conduce attraverso la complessità sia lieve. La leggerezza nasce dall’esperienza. Antonio Neiwiller (assieme a Toni Servillo, Renato Carpentieri e tantissimi altri, si vede spesso nel film-flusso), diceva sempre: “Bisogna fare con quello che c’è”. Quando devi fare un lavoro e non hai niente. Ma anche quando hai disposizione una grande macchina produttiva. Non è vero che più hai e meglio è. Anzi. E questo l’ho imparato con la maturità».
© RIPRODUZIONE RISERVATA