Medicina, boom di bocciati agli esami di ammissione

Medicina, boom di bocciati agli esami di ammissione
di Lorena Loiacono
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Mercoledì 19 Settembre 2018, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 00:05
Durissima la selezione per il test di ingresso a medicina: bocciati 19mila candidati, contro i 7mila di un anno fa. Dai primi risultati pubblicati dal ministero emerge, infatti, una netta stroncatura dei partecipanti al test con il sogno di diventare medici: alla prova è risultato idoneo solo il 67,7% del totale. Uno su tre resta fuori, con una prova insufficiente. Lo scorso anno passò invece l’87,26%. Un inatteso crollo di 20 punti percentuali. Gli idonei, infatti, sono coloro che hanno totalizzato i 20 punti minimi per concorrere alla graduatoria nazionale e alla distribuzione dei posti disponibili sul territorio. Non entreranno tutti ma hanno comunque raggiunto una sufficienza per farlo, qualora la graduatoria dovesse scorrere oltre le prime posizioni.

I DATI
Quest’anno quindi la corsa finale si corre in 40.447 candidati contro i 52.389 di un anno fa. La prova, che si è svolta il 4 settembre scorso, ha visto partecipare solo 59.743 candidati dei 67.005 che si erano iscritti al test. Circa 7mila persone quindi mancavano all’appello, rinunciando già prima di iniziare, proprio come accaduto un anno fa. Ma quest’anno la corsa alla facoltà di medicina sembrava più accessibile visto che il ministero dell’Istruzione ha messo a bando un maggior numero di posti rispetto al passato: i banchi disponibili per l’anno accademico 2018-2019 sono infatti 9.779, lo scorso anno erano 9100. Oltre 600 posti in più che avevano incoraggiato gli aspiranti medici. Ma ora il colpo di mannaia: la selezione ha infatti tagliato fuori ben 12mila persone in più rispetto allo scorso anno.

IL LIVELLO
Non solo, anche il livello generale è risultato più basso rispetto al passato. Il punteggio medio nazionale infatti, calcolato solo fra gli idonei, è di 35,67. Un anno fa invece era ben più alto, pari a 44,68. Vuol dire che comunque i “promossi” al test sono andati peggio rispetto ai colleghi del 2017. Si è abbassato anche il punteggio più alto registrato quest’anno in assoluto: il più bravo al test è stato infatti uno studente di Verona che ha raggiunto un punteggio pari a 84,3. Un anno fa, invece, il più bravo era di Milano e incassò un 88,5. Qualcosa quindi deve essere andato storto durante il test, risultato assolutamente più selettivo rispetto al passato. Il 4 settembre scorso infatti, subito dopo la prova, sul web impazzavano commenti negativi da parte dei candidati rispetto a quesiti ritenuti troppo complicati rispetto agli scorsi anni. Secondo un sondaggio svolto dal portale Skuola.net, che ha intervistato i candidati a caldo, tra gli aspiranti medici più di uno su due assicurò che la prova era risultata più difficile del previsto e almeno uno su tre indicò come più complicate le domande di chimica e di logica. Una prova difficile, quindi, che ha avuto l’effetto di ridurre la rosa degli idonei rispetto a un anno fa.

Ancora più pesante la selezione se il dato di oggi viene confrontato con quello del 2016 quando gli idonei furono addirittura il 93,7%. Quest’anno invece si è usato il pugno duro. Tra gli idonei ci sono stati comunque candidati eccellenti e università che spiccano per i risultati raggiunti: a livello di ateneo, il punteggio medio più alto si è registrato a Pavia con 39,03 e nella stessa università è emersa anche la percentuale di idonei più alta, pari al 78,47% dei partecipanti. Una percentuale decisamente alta rispetto alla media nazionale. I primi 100 classificati sono concentrati in 23 atenei tra cui le università di Catania con 19 idonei tra i primi 100, Padova e Pavia con 11 e Bologna con 8. I risultati pubblicati ieri dal ministero dell’Istruzione sono in forma anonima, i singoli candidati possono entrare nel sistema con le proprie credenziali. I risultati nominali invece saranno pubblicati il 28 settembre e la graduatoria nazionale di merito nominativa sarà pubblicata il 2 ottobre. Da lì partirà poi l’effettivo scorrimento delle liste che ogni anno va avanti per mesi anche dopo l’effettivo avvio delle lezioni.
 
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