Pensioni di invalidità, il Sud doppia il Nord. Spesa da 16 miliardi

Pensioni di invalidità, il Sud doppia il Nord. Spesa da 16 miliardi
di Luca Cifoni
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Mercoledì 18 Aprile 2018, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 09:37
Le pensioni sono un po’ meno, ma la spesa complessiva cresce ancora, seppur di poco. E continua ad allargarsi anche lo squilibrio tra Nord e Sud, in termini di rapporto tra prestazioni ed abitanti. Il quadro aggiornato al 2018 delle prestazioni per gli invalidi civili erogate dall’Inps contiene diverse conferme e qualche novità. La prima riguarda proprio il numero complessivo dei trattamenti, che regredisce leggermente pur mantenendosi al di sopra dei tre milioni. Più precisamente, a diminuire sono le pensioni di invalidità, che passano da 964.310 a 932.289: si tratta della prestazione di base destinata a invalidi (oltre il 74 per cento) ciechi e sordomuti. Cresce, ma in misura ridotta, il numero delle indennità di accompagnamento, a cui hanno diritto i disabili che non essendo autonomi hanno bisogno di assistenza continua: passano da 2.096.180 a 2.113.387. In totale si arriva così a 3.045.676 prestazioni, che sono circa quindicimila in meno rispetto al 2017: la riduzione percentuale è modesta (-0,5 per cento) ma si può ricordare che negli ultimi 16 anni, con l’eccezione del 2012, la tendenza era stata sempre all’incremento. Siccome però gli importi medi sono in aumento, la dinamica della spesa mantiene un segno positivo anche nel 2018, portandosi lievemente al di sopra dei 16 miliardi, ovvero più del doppio dei poco più di 7 di quindici anni fa. Il grosso delle uscite per lo Stato, circa 12 miliardi e mezzo, sono legate proprio alle indennità di accompagnamento che a differenza delle pensioni sono erogate indipendentemente dal reddito. Nel 2018 però sono queste ultime che hanno avuto un incremento dell’importo medio relativamente più vistoso (da 273,33 a 290,79 euro mensili); l’indennità di accompagnamento vale invece in media 494,13 euro al mese. Va ricordato che i destinatari delle prestazioni sono coloro che non hanno lavorato abbastanza per maturare una copertura previdenziale in caso di invalidità.

LA DISTRIBUZIONE
Storicamente, le prestazioni per invalidità non sono distribuite in modo omogeneo sul territorio nazionale. L’incidenza rispetto alla popolazione è maggiore nelle Regioni del Sud e nelle isole e minore al Centro-Nord (con la significativa eccezione dell’Umbria). Nel 2018 questo squilibrio si è ulteriormente allargato, anche se non di molto, visto che il numero complessivo delle prestazioni è calato dell’1,6% nelle Regioni del Nord-Ovest, dell’1,5 nel Nord-Est e dello 0,8 al Centro, mentre è cresciuto dello 0,7% al Sud ed è rimasto sostanzialmente stabile sulle isole. La media nazionale è di 50,3 prestazioni ogni mille abitanti, ma mentre Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte sono sotto 40, nel Mezzogiorno l’incidenza è di 66 trattamenti per mille abitanti e nelle Regioni insulari si arriva 67. Il rapporto è oltre uno a due tra l’Emilia Romagna e la Calabria, che è l’area regionale in cui le prestazioni di invalidità sono più diffuse (78 ogni mille abitanti). Lo squilibrio ha molte cause ed è connesso alle condizioni sociali dei territori, oltre al fatto che storicamente i criteri di concessioni non sono stati uniformi. Più incerto è il legame con le effettive condizioni sanitarie della popolazione. La demografia dovrebbe essere sulla carta un primo elemento da prendere in considerazione per approssimare lo stato di salute, visto che è ragionevole riscontrare patologie gravi (e la condizione di non autosufficienza) laddove la popolazione è più anziana. Questo può essere vero per alcune Regioni come la Sardegna o l’Umbria, ma la Calabria ha un’età media più bassa di quella dell’Emilia Romagna.

 
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