Processo alla Raggi: «Il fratello di Marra nomina da evitare»

Processo alla Raggi: «Il fratello di Marra nomina da evitare»
di Valentina Errante
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Giovedì 19 Luglio 2018, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 00:56
Risponde alle domande senza tentennamenti, cita il regolamento e replica con fermezza all’avvocato della difesa di Virginia Raggi, che tenta quasi di attribuirle un ruolo nella nomina di Renato Marra: «È il sindaco a decidere». Dura più di tre ore la testimonianza di Mariarosa Turchi, ex responsabile dell’Anticorruzione del Campidoglio, al processo che vede Virginia Raggi imputata per falso, che conclude in aula: «Non avevo motivo di dubitare di quanto affermato dalla sindaca. Alla luce, di quanto successo e della nota Anac, oggi devo rivedere la mia posizione: credo che sarebbe stato meglio evitare da prima qualunque tipo di implicazione possibile, con situazioni di possibili conflitti di interessi derivanti da eventuali poteri discrezionali» 
Nel giorno del suo quarantesimo compleanno, la sindaca è in aula, commenta a bassa voce con il suo legale e, alla fine, stringe la mano al pm, al giudice e anche alla Turchi. 

LA PROVA
Per tre ore, la teste ribadisce il senso di quel documento da lei trasmesso ad Anac: la prova dell’accusa. L’impressione, alla fine dell’udienza, è che gli avvocati non riescano a scalfire il quadro tracciato dalla funzionaria: ossia la regolarità formale di una procedura, il cui iter, finito al centro del processo, è noto solo all’imputata. Sulla nomina tanto contestata, la Raggi, si era assunta ogni responsabilità, difendendo in un documento, trasmesso dalla Turchi ad Anac, l’allora braccio destro Raffaele Marra dall’ipotesi del conflitto di interesse per l’incarico al fratello. La sindaca sosteneva che Marra avesse avuto un ruolo di «mera pedissequa esecuzione» delle determinazioni da lei assunte, «senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazione e decisionali». Parole smentite dalle chat recuperate dai carabinieri sul cellulare di Marra, almeno per la procura. 

L’ISTRUTTORIA
«Non potevo desumere dalle carte in mio possesso se l’istruttoria per la nomina di Renato Marra fosse regolare. Il visto sulla delibera riguarda la correttezza della procedura», spiega la testimone», rispondendo alle domande, la Turchi spiega che non spettava a lei esaminare i curricula dopo la procedura di interpello. Serve a poco che la difesa le chieda perché sulla delibera di nomina ci fosse il suo visto: «Il visto serve solo a confermare che la materia in questione possa essere oggetto di delibera, cioè - chiarisce la funzionaria - che non debba piuttosto essere materia di un altro tipo di atto amministrativo». È il sindaco a decidere sulla base dell’istruttoria del Dipartimento, risponde ancora al legale che la incalza, sostenendo che Virginia Raggi dovesse essere coadiuvata. «L’istruttoria è fatta dal Dipartimento al Personale», ribadisce. 

LA RELAZIONE AD ANAC
La funzionaria spiega che quando Anac chiese chiarimento sulle nomine, ipotizzando un conflitto di interesse per il capo delle Risorse umane, ovviamente non chiese a Raffaele Marra, arrestato una settimana dopo, ma al suo vice. E alla sindaca, che aveva la responsabilità amministrativa della nomina. Il legale della Raggi domanda come mai non sia stato interpellato l’assessore al Turismo Adriano Meloni e la funzionaria risponde secca: «L’assessore non ha ruolo nell’incarico. Solo il Dipartimento e la sindaca sono competenti dal punto di vista amministrativo». Poi la teste dell’accusa aggiunge: «Sapevo che Raffaele Marra era fratello di Renato ma, a quanto appresi, la procedura di raccolta dei curricula e il loro invio alla sindaca per la scelta era stata formalmente corretta». 
La prossima udienza è fissata per il 24 e verranno sentiti, sempre come testimoni, l’ex assessore al Commercio Adriano Meloni, il suo capo staff, Leonardo Costanzo, e il responsabile del personale del Campidoglio Antonio De Santis.
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