LA SPINTA
In base a quanto previsto dalla commissione di esperti, voluta dall’ex ministra all’istruzione Fedeli, l’uso del digitale in aula resta una scelta dei singoli docenti e prevede comunque un approccio formativo alla tecnologia. Si tratta quindi di una spinta verso l’innovazione e il suo naturale sviluppo, per rendere i ragazzi maggiormente consapevoli e responsabili delle potenzialità del digitale. Resta quindi assoluto il divieto di usare lo smartphone in classe per chattare con gli amici, per giocare o per cercare soluzioni ai compiti in classe e suggerimenti per le interrogazioni. Eppure, secondo un sondaggio avviato dal portale skuola.net, uno studente su 2 continua ad usare lo smartphone in classe senza l’autorizzazione del professore e lo fa per chattare, consultare i social, giocare e fare ricerche. L’altra metà lo usa per motivi didattici e, tra questi, c’è quasi il 46% che ammette di utilizzarlo raramente ma c’è anche un 12% che assicura di usare internet e il proprio dispositivo con quasi tutti i docenti.
I PIANI
Come vengono usati nella didattica lo smartphone o il tablet personale? Per scaricare le app dedicate allo studio, per fare ricerche e approfondire argomenti o semplicemente per prendere appunti in classe magari per condividerli con il gruppo. E non è poco visto che per il 12% degli intervistati, vale a dire oltre un ragazzo su dieci, lo smartphone è l’unico dispositivo tecnologico presente in aula. Quattro studenti su dieci assicurano di avere la lavagna multimediale Lim, il 19% oltre alla Lim ha anche un pc o un tablet. Qualcuno quindi resta fuori dall’avanzata della tecnologia in classe. Più di un ragazzo su 5, infatti, racconta che in classe non tutti i compagni sono dotati di un dispositivo utile al collegamento internet e che, in sei casi su dieci, i compagni lavorano in gruppo per facilitare il lavoro e integrare i ragazzi sprovvisti di strumenti tecnologici. Internet quindi, in un modo o nell’altro, è presente tra i banchi di scuola, sia con i dispositivi forniti dall’istituto sia con quelli personali e messi a disposizione degli altri.
«Abbiamo incontrato tanti docenti soprattutto nelle province come Rieti o Matera, nell’ambito di Futura, con eventi dedicati alla formazione digitale e all’uso della tecnologia in classe - spiega Di Donato - l’obiettivo è quello di promuovere una didattica inclusiva, dovei ragazzi lavorano insieme, in gruppo, condividendo i loro lavori e portando i loro contributi. Se usato nella maniera giusta, lo smartphone per uso didattico riesce a superare anche lo spettro dell’isolamento e dell’abuso che a volte internet può portare. Del resto anche l’Unione Europea, nel maggio scorso, ha inserito tra le raccomandazioni quella di innalzare e migliorare il livello delle competenze digitali in tutte le fasi dell’istruzione e della formazione».
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