I MESSAGGI SPARITI
L’unico stadio di felicità al momento riguarda le chat cancellate dal cellulare di Lanzalone. In Comune, il Mister Wolf del M5S era persona da interrogare e consultare come un oracolo. E un po’ tutti - dalla sindaca agli assessori, ai presidenti di commissione - lo cercavano. Non solo sul progetto di Tor di Valle. Ecco perché un’indiscrezione in particolare ieri è stata accolta con un certo sollievo tra i corridoi di Palazzo Senatorio. Dai primi controlli degli investigatori, infatti, risulterebbero cancellate diverse chat e conversazioni sul cellulare di Lanzalone. Ovviamente l’obiettivo di chi indaga, ora, è tentare di recuperarne i contenuti e verificare se abbiano un valore nell’ambito dell’attività di indagine.
L’ISPEZIONE
L’indagine interna del Campidoglio, invece, partirà la settimana prossima. La mossa serve da una parte ad aspettare i risvolti dell’inchiesta in Procura, per capire se da intercettazioni e interrogatori emergeranno altre crepe nell’operazione immobiliare; dall’altra la «due diligence» proverà a rassicurare i tecnici, che dopo la retata hanno gentilmente fatto capire di non voler più mettere una-firma-una sul progetto Tor di Valle, almeno fino a quando il quadro investigativo non sarà chiaro. Altro che «andare avanti». Le ombre che si allungano sul futuro dello stadio sono tante, anche a livello amministrativo: i flussi di traffico falsati («senza ponte sarà il caos», dicevano gli uomini di Parnasi intercettati), il parere sugli oneri dei privati firmato da un funzionario sotto inchiesta, il vincolo rimosso dal soprintendente Prosperetti, anche lui indagato. Spiegava ieri una fonte qualificata del Dipartimento Urbanistica: «Senza un controllo vero, non si muove niente, le verifiche partiranno solo la prossima settimana. E manca un interlocutore privato». Parnasi ieri si è dimesso dalla Eurnova, ora dovrebbe arrivare un curatore. Ma al di là dei dubbi tecnici, è la partita politica quella che spaventa i privati. Molti, sui banchi del M5S in Assemblea capitolina, non sembrano più disposti a venire a patti con i proponenti. «La fiducia è venuta meno». E Raggi, per compattare i suoi, ha assicurato: «Resteremo nel solco della legalità».
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