Anna Claudia Cartoni, dispersa nello specchio d'acqua tra l'Isola del Giglio e l'Argentario dopo che la barca a vela su cui si trovava assieme al marito Fernando Manzo ed alcuni amici è stata travolta da uno yacht, ha raccontato la sua esperienza in un libro, «Irene sta carina. Una vita a metà».
Anna Claudia Cartoni, una vita dedicata alla figlia disabile
Una sorta di diario sul suo modo di essere madre «in modo strano, in modo diverso», come ha affermato in una intervista.
Una mamma diversa
«Da sedici anni – spiega a tipitosti.it – sono una diversamente mamma, sono le sue gambe, le sue braccia, il suo pensiero. Sono la mamma di una bambina eternamente piccola con un corpo che la farà diventare adolescente e poi donna. Aggiungo che il mondo dell’handicap non è fatto di solo dolore, richiama valori umani e profondi. È una realtà fatta di emozioni forti, rabbia, sensi di colpa e impotenza, frustrazioni, che si alternano in un’incessante altalena. È un mondo in cui esistono spazi, seppure rari di gioia, benessere, perché il dolore da solo non uccide». E ancora: «Il dolore che provo è come una pugnalata fissa dentro il cuore e non si spegne mai, ma ho imparato a prendere confidenza con esso e a trasformarlo in forza».
Le difficoltà di comunicazione
Per Anna capire e farsi capire dalla figlia è una impresa difficile. «Spesso siamo in silenzio ognuna assorta nei propri pensieri. In quei momenti non mi sento sola perché lei è con me e spero sia la stessa cosa per lei». Cosa desidera? Di poter «sentire la partecipazione di Irene in modo diverso, magari solo attraverso il semplice contatto fisico o solo grazie alla mia sola voce. Vorrei che in futuro anche la scuola si dotasse di insegnanti non solo empatici, ma anche preparati al sostegno di patologie che sono tante e diverse».