Federica Pellegrini, un anno dal lockdown: «Il Paese si è unito, ma poteva andare tutto meglio»

Federica Pellegrini, un anno dal lockdown: «Il Paese si è unito, ma poteva andare tutto meglio»
di Alvaro Moretti
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Lunedì 8 Marzo 2021, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 14:42

Tra poco chiederemo a Federica Pellegrini quali siano le sue immagini di questo anno passato dal primo lockdown. Ma è lei stessa una di quelle immagini: Federica che piange sui social perché se l’è preso anche lei il Covid, consolata da Valentino Rossi che ci trova subito il lato positivo via sms: «Io, te, Ronaldo, Ibra: il virus colpisce il top!». Era il 15 ottobre e proprio Vale e Fede sono stati l’evidenza della seconda ondata. Federica è reduce da Sanremo, il Festival svuotato del pubblico. Le chiediamo di riavvolgere il nastro fino all’annuncio di Conte.

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Lei dov’era?
«A casa a Verona. Appena tornata dagli Stati Uniti, un collegiale di allenamento per le Olimpiadi: sentivo quello che si diceva e ho riempito una valigia di Amuchina e disinfettanti.

E ho fatto scorte al supermarket».


Lockdown, dunque.
«Ho approfittato per riposare: come i ragazzini con le scuole chiuse, m’illudevo che fosse una mezza festa. Potevo fare tante cose che avevo rinviato per troppo tempo. Dormivo. Senza la piscina: 6 settimane senza nuotare, a me non era mai capitato. Mi alleno due volte al giorno da sempre».


E l’appuntamento finale della carriera («forse», dice lei) con l’Olimpiade che diventava puntino sfocato.
«Si parlava di cancellazione, poi di rinvio. E intanto il mondo tutto intorno cambiava».

 


Allora come se lo immaginava il 9 marzo 2021?
«Non pensavo che la seconda ondata sarebbe stata così. Abbiamo commesso un errore incredibile, questa estate. Diciamolo: ci siamo assembrati ovunque. Ecco, io pensavo che saremmo stati ora alla fine dell’incubo, non con 30 mila infettati al giorno. Sì, pensavo che saremmo stati messi meglio».


L’immagine di lei che annuncia la sua positività è stata forte.
«Sono sembrata spaventata, ma ero davvero soprattutto molto arrabbiata: non so perché, ma sentivo che me la sarei cavata. Ero tornata in gara a Budapest nella bolla creata sull’isola di Margherita, avevo ripreso bene. Temevo di perdere Tokyo. Piuttosto, mi sono sentita in colpa per aver infettato mia madre: ma mentre io stavo con i dolori, lei dopo due giorni tirava su me».

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Allora Conte annuncia il lockdown e comincia la quarantena di popolo.
«La reazione composta dell’Italia, a me non ha sorpreso. Anche nello sport siamo così: l’adattamento che abbiamo noi, ce l’hanno pochi nel mondo se lo lasci dire. E io lo giro il mondo. Ed è stato bellissimo vederci uniti».


Come quando la Pellegrini vince una medaglia olimpica, che si suona l’inno e c’è il tricolore.
«Più o meno. Io il mio e la bandiera arcobaleno con scritto “andrà tutto bene” me li sono disegnati da sola: quando, dopo i primi giorni, i bambini hanno ricominciato a frequentare la ciclabile sotto casa mia a Verona, esultavano davanti alla mia bandiera. E io cantavo, con le candele accese: il Mameli, che a cantare il resto non sono molto portata».


Due immagini indimenticabili di quest’anno.
«Una brutta e una bella: le bare di Bergamo mi hanno fatto male fisicamente. Il sorriso lo ritrovo se ripenso agli aperitivi in videochiamata: lì c’è lo spirito di chi vuole ripartire. E poi lei se la sarebbe mai immaginata una digitalizzazione così veloce di un popolo intero?».


Deve un grazie alla french bulldog Vanessa.
«È stata fondamentale: quei cani non sono grandi camminatori, si è dovuta adattare all’ora d’aria».


Oggi è l’8 marzo: le donne hanno pagato il prezzo più alto.
«Chiuse in casa hanno subìto le conseguenze sul lavoro e patito l’aumento della violenza senza potersene sottrarre. Penso a quelle donne a casa con due o tre figli, con un lavoro. Mostrando sulla propria pelle i segni di una società che aveva qualcosa di sbagliato anche prima».


Diciamo che tutto il Paese ha mostrato limiti, è saltato un governo in piena pandemia, dopo la prima fase d’emergenza: tanti errori, incertezze, ritardi.
«Io sono una sportiva e dico che sotto stress, oltre all’adattamento, vedi anche la qualità del lavoro di preparazione. Il Paese è stato come un atleta poco preparato, in certi momenti. Ma le giustificazioni ci sono: per una cosa del genere nessuno, nel mondo, aveva la ricetta giusta».


Ha vissuto a Verona il lockdown.
«Sì, io credo che nel Veneto siamo stati guidati bene da Zaia: poteva scoppiare tutto, per come era partita la pandemia qui».


In quest’anno “senza”, cosa le manca di più?
«Le cene: il pranzo per gli atleti è funzionale all’allenamento. La cena è la socialità».


Manca ad una generazione lo sport.
«E la scuola. Io non riesco a immaginarli i danni su quei ragazzi. In più ci metto quello che subiscono le società sportive: il calcio, a livello professionistico, sta riuscendo ad andare avanti. Le piscine senza corsi di nuoto chiudono».


Lei è anche una donna del mondo dello spettacolo ormai, Italia’s Got Talent è stato uno degli ultimi show con il pubblico.
«Registravamo a settembre-ottobre: invitammo solo nuclei di congiunti».


Congiunti: una delle parole chiave dell’anno del Covid.
«Aggiungiamo mascherine, Dpcm, autocertificazione, il semaforo delle zone. Ma forse il momento che più rappresenta i giorni del lockdown è quello della conferenza di Borrelli alle 18».


Che effetto le fanno queste domande?
«Non sembra un anno, sembra molto più tempo. Io e lei sembriamo reduci di una guerra. Che non è finita, però: io sono fiduciosa e penso che alla fine dell’estate avremo superato la fase acuta».


In mezzo ci sono le Olimpiadi Tokyo: bolla, vaccino agli atleti come si fa?
«La bolla è impossibile: troppi atleti. E penso che sia opportuno vaccinare chi andrà: il rischio di creare focolai è troppo grande».


E lei che farà?
«Io continuo con i miei esami continui: per ora ad anticorpi Covid sto messa bene».


Aveva scritto sulla sua bandiera: andrà tutto bene.

«No, non è andato tutto bene. Ma guardo al lato positivo e dico: potrebbe ancora andare tutto bene»
 

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