Ghali e il caso dello «stop al genocidio». Gabriele Muccino posta una bandiera israeliana. Polemica su Dargen interrotto a Domenica In sugli immigrati

Non si placano le polemiche dopo il Festival di Sanremo

Ghali e il caso dello «stop al genocidio». Gabriele Muccino posta una bandiera israeliana e Tajani avverte: «Bene l'intervento della Rai»
di Marta Giusti
3 Minuti di Lettura
Lunedì 12 Febbraio 2024, 13:06 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 08:37

Sanremo 2024, ancora polemiche. Su Instragram post muto di Gabriele Muccino: foto della bandiera israeliana con inno di Mameli come sottofondo. Il riferimento è alla polemica sollevata dal comunicato letto ieri in diretta su Rai 1 da Mara Venier e firmato dall'Amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio: un messaggio di vicinanza a Israele contro le parole pronunciate da Ghali dal palco dell'Ariston. La sera della finale del festival di Sanremo, infatti, l'artista, al termine della sua esibizione, aveva chiesto lo «stop al genocidio». Il post incassa il "mi piace" dal profilo ufficiale dei Negramaro e Alessandro Da Battista scrive: «Bravissimo».

Ghali e Israele, la polemica

 

«I messaggi devono essere sempre equidistanti, ieri pomeriggio Mara Venier ha letto una dichiarazione di Sergio che ha riequilibrato la situazione». Lo dice Antonio Tajani, segretario di Fi, a margine di una conferenza stampa alla Camera, rispondendo a una domanda sulla polemiche a Sanremo, dopo le parole a favore della Palestina del cantante Ghali. «Giusto dire -aggiunge- basta con i morti civili palestinesi, ma è giusto dire che c'è un responsabile di ciò che è accaduto». «Da parte italiana serve grande equilibrio», aggiunge.

Sanremo 2024, caos televoto: perché Geolier non ha vinto (con il 60% di voti da casa). La Rai: «Rifletteremo»

«Il Festival di Sanremo è la massima espressione della canzone italiana e ciascun artista deve essere e sentirsi sempre pienamente libero di esprimere le proprie opinioni, nel rispetto di tutti. Così ha fatto Ghali, così hanno fatto altri artisti sui temi più diversi e attraverso le proprie canzoni. Amadeus e la Rai hanno garantito questa libertà e gliene va dato atto. Nessuna pressione esterna può limitare la libera espressione delle opinioni di ciascuno, tanto più sul servizio pubblico». Così in una nota la presidente della commissione di vigilanza Rai Barbara Floridia.

 

«La Rai ha sempre seguito e dato ampio spazio alla tragedia del 7 ottobre e ha sempre ricordato gli ostaggi israeliani nei suoi spazi informativi e di approfondimento e bene ha fatto l'amministratore delegato della Rai a esprimere solidarietà nei confronti di Israele - sottolinea - ma il suo ruolo a differenza di quello di un artista gli avrebbe imposto di esprimersi allo stesso modo anche nei confronti delle vittime civili palestinesi della guerra a Gaza».

«E questo non è avvenuto - prosegue - Chi riveste un ruolo istituzionale ha il dovere dell'equilibrio, mentre il suo intervento è sembrato avere l'intenzione di stigmatizzare la libera espressione delle opinioni di alcuni artisti. È chiaro che questo non è lo spirito del Servizio Pubblico, e che l'azienda non può prestare il fianco in questo modo ad una simile polemica su un tema tanto serio e delicato», conclude Floridia.

Il caso D'Amico

Nel mirino dell'opposizione è finita anche la puntata di ieri di Domenica In.

In particolare il caso di Dargen D’Amico. Rispondendo alle domande dei giornalisti sul tema della sua canzone, il cantante ha iniziato a parlare di immigrazione. Ma il suo intervento è stato interrotto dalla conduttrice Mara Venier: «Questa è una festa e non c’è tempo necessario per affrontare un tema così importante».

© RIPRODUZIONE RISERVATA