Roberto Bolle: «La mia missione, rendere la danza un’arte per tutti». L’étoile a Caracalla dall’11 luglio

L’étoile torna a Caracalla dall’11 al 13 luglio per tre serate del suo gala con stelle internazionali. «In scena avrò sulle spalle una sfera gigante: il nostro mondo Vorrei portare “OnDance” nella Capitale»

Roberto Bolle: «La mia missione, rendere la danza un’arte per tutti». L’étoile torna a Caracalla dall’11 luglio
di Alvaro Moretti
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Venerdì 7 Luglio 2023, 23:02

I teatri, anche i più grandi del mondo, erano troppo piccoli: come lo è stata la chiesetta San Michele di Trino Vercellese («che tutti conoscevano solo per la centrale nucleare»). Perché la visione di un film ha cambiato in Roberto Bolle il senso dell’impiego del suo enorme talento. In visita al Messaggero e alla mostra delle prime pagine storiche proprio nei giorni in cui torna a riveder le stelle di Caracalla, con tre serate del Bolle and Friends tour mondiale, dall’11 al 13 luglio (tappe su palcoscenici splendidi come Taormina o l’Arena a Verona, poi il volo in Australia), Bolle ricorda Baryshnikov e Nureyev, come la Fracci fenomeni pop della danza, evangelisti di un pensiero forte. «I loro esempi mi hanno fatto capire che non si potevano accettare i confini assegnati alla danza: è un’arte popolare, non elitaria. E devono poterla amare tutti».

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Roberto l’evangelista, dunque.

«Ecco, evangelista non mi avevano mai chiamato, però sento la responsabilità di quello che faccio; la responsabilità di creare con la danza qualcosa di nuovo e rompere le barriere.

Se questo è il senso, accetto. Io so che grazie al percorso rigoroso fatto, fino a quando sono diventato etoile a 21 anni e poi ancora dopo, posso anche usare i media per diffondere il vangelo, diciamo così».

A Caracalla sarà un galà e gli spazi della tournée estiva sono suggestivi, evocativi, grandi.

«Io devo portare la danza al pubblico più vasto possibile. Ecco, allora, la tv nel galà di Capodanno da sei anni (ma per quest’anno la Rai cerca una data che non sarà Capodanno, ndr); o OnDance che a settembre mi vedrà a piazza Duomo a Milano per tre giorni con duemila giovani danzatori e un numero che poteva arrivare a 5 mila se avessimo avuto una piazza più grande».

E un bis a Roma?

«Sarebbe bello farlo a Piazza del Popolo. O in una grande piazza vicino San Pietro. Ma torniamo alla missione: guardando a Baryshnikov o Nureyev, pensando alla Fracci che andava anche a Carosello a fare la danzatrice pop e sublime, si deve pensare a come abbattere gli steccati e arrivare ai tanti talenti nascosti nelle mille Trino Vercellese che ci sono in Italia».

Trino dove non c’era una scuola di danza.

«Nella chiesa due volte a settimana, due ore e solo ragazze. Una compagna di classe che mi dice: vieni a ballare. Poi la spinta decisiva, quando ero adolescente, fu vedere Baryshnikov al cinema nel Sole di Mezzanotte. E vedere che tipo di star globale, super pop, era Nureyev, quello che – dopo la defezione dall’Urss - ha ispirato l’idea degli show con i Friends».

Lei qualche mese fa al Parlamento ha parlato, anzi urlato, di un Paese che rischia di non scoprire i prossimi Roberto Bolle.

«Il corpo di ballo di Firenze cancellato, quello dell’Arena dimezzato e attivo solo l’estate: così la danza sparisce. Qualcosa si è mosso, si è avviato un tavolo tecnico sulla emergenza della danza. Poi è cambiato il governo, il ministro Sangiuliano ha parlato della volontà di riaprire i corpi di ballo. Io, intanto, invado le piazze o tutti gli spazi possibili. Se servirà nuovamente espormi, lo farò».

A Roma nel cast giovani talenti come Maria Khoreva, del Mariinsky Ballet di San Pietroburgo o Antònio Casalinho che da Monaco si aggiunge per la prima volta ai Friends.

«Poi ci sono pezzi nuovi come Sphere di Mauro Bigonzetti: mi carico sulle spalle questa enorme sfera di oltre 3 metri, è il nostro pianeta che sembra così grande e pronto ad assorbire, ad accogliere tutto, ma che in realtà non lo è».

Il suo show di Capodanno stava diventando un classico.

«Io un successo come quello non me lo aspettavo: quando Ballandi mi propose dopo Sanremo questo azzardo ero titubante, gli dissi “non è che faccio una figuraccia?”. Preparo tutto per anni prima di buttarmi. Ho preso in mano ruoli non miei, come quello dell’intrattenitore e del presentatore: mi mettevo in gioco, mettevo in crisi le mie certezze di etoile. Ma sono cresciuto, anche grazie alla simpatia e al talento di artisti come Luca Zingaretti, Serena Rossi».

 

E Lillo... E Virginia Raffaele.

«Beh non è facilissimo affrontare i passi di danza di Lillo: il Tuscolano, ad esempio (ride). Virginia è una amica eccezionale. Mi ha sorpreso tanto Jovanotti: ha voluto proprio fare un duetto, ci siamo preparati tre giorni, con le coreografie. Curiosissimo di entrare nel mio mondo, come io nel suo. È l’idea di classico che va rivista, per abbattere i muri intorno alla danza».

Così lei danza con gli avatar.

«E i giochi di luce. O i duetti con i Muppets come fece Nureyev o le presenze in Sex in the City come Barishnikov. Io lavoro perché la danza non sia più sentita come arte elitaria. Ho avuto tanto dalla danza e da quegli esempi, ora tocca a me restituire».

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