Basilicata, cosa succede nel campo largo? Lacerenza verso il ritiro, dopo la Sardegna la coalizione (in tilt) non riesce a decollare

Ore di tensione alle stelle per il campo largo di Elly Schelin e Giuseppe Conte che dopo aver presentato il nuovo candidato Domenico Lacerenza ora potrebbero doverlo ritirare, il motivo: "una scelta imposta". Dopo la Basilicata toccherà al Piemonte, sfide difficili per una coalizione in difficoltà

Campo largo, Domenico Lacerenza potrebbe ritirarsi, la coalizione di Schlein e Conte è in tilt
di Monica De Chiari
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Venerdì 15 Marzo 2024, 12:15 - Ultimo aggiornamento: 13:40

Campo largo cercasi. In Basilicata l’ex premier pentastellato aveva fatto valere il suo peso, contribuendo al passo indietro di Angelo Chiorazzo e alla successiva convergenza di M5s, Pd, Avs e +Europa sul primario Domenico Lacerenza: un nome che potrebbe sparire con la stessa velocità con cui è comparso. A solo due giorni dalla sua designazione come candidato civico del campo largo di centrosinistra, il dottore oculista, barlettano di origine e venosino di adozione, sarebbe già pronto ad essere messa da parte.

 

Campo largo, tensione in coalizione

Inutile dire come adesso la tensione all’interno della coalizione che andrà a sfidare Vito Bardi alle urne i prossimi 21 e 22 aprile è alle stelle.

Una soluzione, quella di Lacerenza che sembrava aver accontentato tutti e invece no. Attivisti, sindaci, amministratori sindacalisti e dirigenti del Pd e del centrosinistra in Basilicata hanno infatti ordinato di ritirare la candidatura di Lacerenza. Altrimenti promuoveranno «il polo dell’orgoglio lucano». La richiesta, anticipata da post infuocati sui social, è stata formalizzata in un documento diffuso da Giovanni Petruzzi, all’epoca coordinatore della mozione Cuperlo. Il quale ritiene «quanto mai opportuno ed urgentissimo» che venga convocata la direzione regionale del Pd, «che non ha mai discusso né deliberato la candidatura a presidente di Lacerenza». A dar fastidio ai firmatari del documento, in procinto di avviare una guerra intestina, ci sarebbero le modalità con cui il nome di Lacerenza, primario di Oculistica all’ospedale San Carlo di Potenza, è stato individuato. Si parla di «oligarchica indicazione» di uno «stimato professionista completamente a digiuno di politica, per sottostare agli incomprensibili veti del M5s». Manovra che avrebbe mortificato le energie popolari che si erano raccolte intorno ad Angelo Chiorazzo. Il suo movimento Basilicata Casa Comune in pochi mesi era stato infatti dato al 15 per cento. Ma il veto dei 5 Stelle rischiava di far naufragare gli sforzi di coalizione. I firmatari del documento si appellano quindi «a tutte le forze, politiche e civiche, del centrosinistra affinché si azzeri la situazione e si converga sull’indicazione della migliore candidatura possibile per sconfiggere il centrodestra» che per loro resta quella di Angelo Chiorazzo. 

Il campo largo in affanno

Una prima immagine di questa rinata alleanza forse si era intravista in Sardegna dove l’entusiasmo con cui Alessandra Todde ha vinto le elezioni ha anche fatto pensare che si trattasse di un esperimento esportabile al di là dell’isola, sensazione durata poco. L’Abruzzo e la vittoria di Marco Marsilio hanno infranto i sogni di gloria di Conte e Schlein costringendoli a tornare con i piedi per terra, dando l’impressione ora, a metà di questo 2024 elettorale, che il campo largo fatichi a decollare. Ora tocca alla Basilicata e dopo, la vera prova del nove, il Piemonte. Ma andiamo con ordine. Scelta non condivisa, per usare un eufemismo, da Carlo Calenda leader di Azione, che è partito all’attacco: "Con somma gioia Conte rivendica di aver imposto al Pd un veto su Azione. Bene. Il dato positivo è che la 'sinistra' ha scelto finalmente il suo campo e il suo leader. Non è il nostro. Auguri". In termini teorici, per Schelin e Conte questa situazione non è soltanto il risultato (mancato) di quello che sarebbe potuto essere il campo larghissimo con cui presentarsi anche alle prossime elezioni regionali, ma significa anche, in termini pratici, rinunciare ai consensi di Marcello Pittella, ex presidente della Basilicata e principale referente del partito calendiano in regione. Alle scorse politiche Azione, con Pittella candidato, ha raccolto circa il 10 per cento. Consensi da verificare oggi, ma che in ogni caso saranno dirottati altrove, con la reale possibilità che finiscano al candidato di centrodestra Vito Bardi. "Un moderato europeista, un uomo delle istituzioni, non come Paolo Truzzu", ha ricordato Calenda. Uno schema a cui il leader centrista potrebbe ricorrere anche in Piemonte dove, non è un mistero, le interlocuzioni con il forzista Alberto Cirio, governatore uscente e ricandidato, sono già avviate. Insomma una partita in parte già in salita per i due alleati Pd e M5s che adesso possono contare su un avversario in più che potrebbe decidere di appoggiare proprio il centrodestra, per loro la prospettiva peggiore. Senza dimenticare che il reale gradimento del forse nuovo candidato in Basilicata (alla sua prima esperienza politica) è ancora tutto da scoprire.

 

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